Libano: la Chiesa greco melchita in aiuto dei profughi siriani
Giada Aquilino - Città del Vaticano
Una mensa che a Zahlé, in Libano, offre cibo a circa mille profughi siriani al giorno e non solo. È la Tavola di San Giovanni il Misericordioso, gestita dall’arcidiocesi greco cattolica locale, col sostegno - incrementato proprio in questi giorni - della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre. Si trova a 55 km ad est di Beirut, nella piana della Bekaa che conduce direttamente alla frontiera con la Siria.
Iniziativa per i cristiani siriani e per i poveri
È una iniziativa nata “quando il Santo Padre ha annunciato l’Anno della Misericordia”, a primavera 2015, spiega mons. Issam John Darwish, arcivescovo di Zahlé per i greco melchiti cattolici. “Abbiamo aperto - racconta - una mensa per i rifugiati siriani, i rifugiati cristiani e i poveri della regione di Zahlé: i poveri libanesi”. “Al 90%” si tratta di cristiani: alla Tavola di San Giovanni il Misericordioso non trovano soltanto cibo ma anche sostegno spirituale e conforto, grazie alla presenza costante di un sacerdote e di alcuni volontari.
Solidarietà senza confini
Ma la Chiesa locale è responsabile pure “di un campo siriano musulmano: ai rifugiati forniamo un pasto ogni giorno e c’è una squadra che porta il pranzo. Inoltre, ci sono coloro che non possono venire alla mensa ed è operativo - racconta il presule - un gruppo di volontari che porta loro da mangiare nelle case. E c’è poi un autocarro: ogni giorno prende i poveri che non hanno i mezzi per pagare i trasporti e li porta a questa mensa”.
La realtà libanese
L’aiuto ai profughi è una vocazione ma anche uno sforzo importante per il Libano. La Chiesa locale ha recentemente evidenziato come, con siriani e palestinesi, la popolazione libanese sia passata da 4 a 6 milioni, su un territorio di 10 mila chilometri quadrati. Proprio per i palestinesi, evidenzia mons. Issam John Darwish, “abbiamo un altro progetto: ce n’è un gruppo vicino a noi, a circa dieci km da Zahlé e abbiamo un’altra squadra che si occupa di questa realtà. Abbiamo dei rapporti molto buoni con loro: forniamo del cibo e c’è tutta un’azione di carità per questi palestinesi. Per noi è una missione e siamo convinti di portare avanti nel tempo l’appello di Papa Francesco per l’Anno della Misericordia. Lo facciamo anche con la nostra azione - conclude - presso i siriani e i palestinesi rifugiati”.
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