Mons. Cavina su Alfie: la forza della preghiera per toccare i cuori
Federico Piana e Debora Donnini - Città del Vaticano
Sono ore di attesa e di preghiera per il piccolo Alfie Evans, il bimbo inglese di 23 mesi con una malattia neurodegenerativa sconosciuta, al quale i medici, con l'ok dei giudici, vogliono staccare la ventilazione che lo tiene in vita. Dopo che ieri la Corte Suprema ha dichiarato inamissibile il ricorso presentato dai genitori, ora lo sguardo è rivolto alla Corte eruopea dei diritti umani di Strasburgo (CEDU) alla quale si sono nuovamente appellati. Lunedì si potrebbe sapere se il ricorso verrà accolto. Sia l'ospedale romano Bambino Gesù, sia il Gaslini di Genova, si sono detti pronti ad accogliere il piccolo. "Spero e chiedo che tutti gli Stati d'Europa facciano sentire la loro voce", ha detto il papà di Alfie, Thomas, che mercoledì scorso ha incontrato il Papa prima dell'udienza generale.
L'incoraggiamento del Papa
Ad accompagnarlo, era stato il vescovo di Carpi, mons. Francesco Cavina. Il presule, incaricato direttamente del Santo Padre di far da collegamento tra la Segreteria di Stato, la famiglia Evans e l’ospedale pediatrico romano Bambino Gesù, torna col pensiero alle immagini commoventi di quell’abbraccio: il genitore stremato dal dolore, e Papa Francesco che lo ascolta, lo comprende, lo sorregge. E lo incoraggia.
Al via una rete di preghiera mondiale supportata dai Social
Toccato profondamente da questo evento, mons. Cavina ha preso carta e penna e scritto al Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita lanciando una rete di preghiera per Alfie. “Solo la forza della preghiera potrà sciogliere i cuori e sbriciolare i muri che ora sembrano insormontabili”, ripete mons. Cavina. La campagna è sostenuta dai Social e sta ottenendo un successo crescente, in tutto il mondo. “Quando vengono meno le possibilità umane, c’è ancora una risorsa: la preghiera”, sottolinea il presule. “Questa catena di preghiera ha proprio questo scopo: far sì che il Signore possa toccare i cuori di coloro che hanno in mano le sorti di questo bambino, perché sia dato a questo bambino di poter gioire dell’amore e dell’affetto di questi genitori quasi eroici”.
La difesa al diritto di vivere di Alfie è la nostra stessa difesa
“I genitori - afferma mons. Cavina - non hanno alcun motivo per essere privati della potestà, questo è un atto disumano". Regimi totalitari - spiega il presule - sono stati condannati perché pretendevano di avere il diritto di vita e di morte sulle persone. In fondo la difesa al diritto alla vita di Alfie Evans è come una difesa "al nostro diritto di vivere perché se passa questo criterio che lo Stato ha il potere di decidere sulla vita e sulla morte delle persone, ognuno di noi è in pericolo". Se la motivazione è che questa vita è 'inutile', "allora la vita di una persona anziana, malata corre il rischio di diventare inutile, secondo criteri puramente materialisti ed economicisti".
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