Nigeria, card. Onaiyekan: il governo ha fallito sulla sicurezza
Marco Guerra – Città del Vaticano
È salito ad almeno 20 morti e 82 feriti il bilancio dell’attacco sferrato domenica sera dal gruppo integralista islamico Boko Haram alla città di Maiduguri, nel nord est della Nigeria. Secondo quanto riferisce un ufficiale dell’esercito nigeriano, i combattenti islamisti hanno tentato un’incursione nella città, capitale dello stato federale di Borno, facendo uso di armi da fuoco, bombe e attentatori suicidi. I miliziani hanno attaccato in maniera congiunta una base militare e due villaggi alla periferia nordorientale di Maiduguri. Un portavoce dell’esercito ha fatto sapere che "le truppe sono ancora sulle tracce degli insorti".
Feriti in gravi condizioni
Le condizioni di molti degli oltre 80 feriti sono molto critiche e sono necessarie operazioni urgenti, stando quanto detto dalla autorità locali all’agenzia France Press. Le ultime due vittime registrate sono morte, infatti, in ospedale a seguito delle ferite riportate. Le azioni terroristiche di Boko Haram in nove anni hanno causato la morte di 20.000 persone e creato 2 milioni e mezzo di sfollati.
Cardinale Onaiyekan: governo non riesce a garantire sicurezza
“Colpiscono come, dove e quando vogliono, l’impressione che abbiamo è che in Nigeria c’è qualcosa che non va nell’apparato di sicurezza”, così il commento che ci ha rilasciato l’arcivescovo di Abuja, la capitale della Nigeria, cardinale John Olorunfemi Onaiyekan. “Il governo ha il dovere di garantire la sicurezza della persone e in questo ha fallito completamente” ha aggiunto il porporato, spiegando che le attuali violenze non sono perpetrate da musulmani contro i cristiani ma da criminali che uccidono la popolazione senza alcuna discriminante.
Preoccupazione per le ragazze rapite
Il cardinale Onaiyekan ha inoltre posto l’accento sul fenomeno dei pastori armati che assaltano i villaggi di contadini e infine ha ricordato la piaga dei rapimenti delle giovani ragazze da parte delle milizie islamiche. L’arcivescovo di Abuja ha chiesto quindi al governo di fare tutto il possibile per liberare una giovane cristiana, l’unica ancora non rilasciata di un gruppo di cento ragazze sequestrato due mesi fa, poiché essa si rifiuta di abiurare la sua fede.
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