Pakistan: torna la speranza per Asia Bibi
Luisa Urbani – Città del Vaticano
Possibile spiraglio di luce per la scarcerazione di Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte in Pakistan con l'accusa di blasfemia e in cella, nel carcere di Multan, dal 2009. La scorsa settimana, in un incontro con l'avvocato di Asia Bibi, il Presidente della Corte Suprema del Pakistan ha assicurato che si occuperà personalmente del caso e stabilirà presto la data dell’udienza, decisiva, davanti al massimo organo giudiziario del Paese.
Il caso
La vicenda risale al giugno 2009 quando Asia Bibi viene accusata falsamente di blasfemia da donne musulmane e da un imam, in seguito a un litigio. Nonostante contro di lei non ci sia nessuna prova, viene condotta in carcere. Lei ha sempre negato le accuse e ha replicato di essere perseguitata e discriminata a causa del suo credo religioso. A novembre 2010 il tribunale di primo grado la condanna a morte, verdetto confermato anche dall'Alta Corte di Lahore. Il caso, attualmente, è davanti alla Corte Suprema. Nel corso della vicenda molti sono stati i rinvii, anche dettati dalla paura di deliberare su una storia così delicata , date le pressioni dei gruppi estremisti islamici che chiedono espressamente l’impiccagione di Asia e mettono una forte pressione sul sistema giudiziario.
La speranza di Aiuto alla Chiesa che Soffre
“Dopo l’annuncio di Saiful Malook, ovviamente, quello che tutti ci auguriamo è che questa storia si concluda il prima possibile. Tutti, da 9 anni, siamo con il fiato sospeso nella speranza che Asia Bibi possa finalmente tornare in libertà. Però, sinceramente, ho qualche perplessità dato che la Corte Suprema si sta occupando del caso dal luglio del 2015” racconta Marta Petrosillo, portavoce di Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), la fondazione pontificia nata per sostenere la Chiesa in tutto il mondo.
L’impasse elettorale
“La mia perplessità – prosegue la Petrosillo – sull’immediata scarcerazione di Bibi è anche legata alle elezioni politiche in Pakistan che si terranno il prossimo 15 luglio. Ora la nazione si trova in pieno periodo elettorale ed, essendo quello di Asia Bibi un caso molto delicato, temo che possano esserci ulteriori ritardi”.
La sua forza è nella vicinanza altrui
“Grazie al marito e alla figlia di Asia abbiamo avuto aggiornamenti sul suo stato di salute. Sta abbastanza bene, nei limiti in cui si può stare bene in una cella carceraria. Ma il messaggio più bello che ci hanno riferito è che Asia ha trovato tanta forza grazie alla vicinanza espressa dalla comunità internazionale e dal rosario donatole dal Pontefice. Come ricordano spesso anche i familiari - racconta Marta Petrosillo - è molto importante tenere alta l’attenzione sul caso perché proprio questo grande interesse e le molteplici denunce da parte della comunità internazionale tengono in vita Asia da oltre 3 mila giorni”.
Il rosario del Papa
A febbraio il Papa aveva ricevuto in udienza privata i familiari della donna. Nel colloquio, che Acs aveva definito toccante, Francesco aveva espressamente pregato per Asia Bibi, inviandole in regalo - consegnanto ai parenti - un rosario. “Il dono del Pontefice è stato un conforto davvero straordinario per lei. Come è stato straordinario sapere che le hanno permesso di portare un oggetto religioso nella sua cella. In 9 anni non era mai successo” spiega la portavoce di Acs.
L’appello della donna accolto dall’arcivescovo di Lahore
Ieri Asia ha voluto invitare personalmente tutti coloro che tengono a lei e che le sono vicini a vivere insieme una giornata di digiuno e preghiera per la sua libertà, che si terrà il prossimo 27 aprile. Un appello accolto anche da mons. Sebastian Shaw, arcivescovo di Lahore, in Pakistan: “La nostra speranza e il nostro cuore è con lei, il 27 aprile ci uniremo alla speciale giornata di preghiera e digiuno con Asia Bibi, invocando Dio per la sua libertà e la pace”.
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