Parroco di Gaza: temiamo che ogni venerdì ci siano morti
Giada Aquilino – Città del Vaticano
Il Consiglio della Lega Araba si riunisce oggi in emergenza per esaminare le ripercussioni degli scontri del Venerdì Santo al confine orientale della Striscia di Gaza, con la morte di almeno 18 dimostranti e il ferimento di altri 1.500, dopo l’intervento dell'esercito israeliano schierato per impedire che migliaia di palestinesi sconfinassero nello Stato ebraico. Una condanna a quanto avvenuto è arrivata da 'Human rights watch', secondo cui i manifestanti palestinesi “non costituivano un'imminente minaccia per la vita”, mentre il ministro della Difesa israeliano Avigdor Lieberman ha lanciato un avvertimento affinché si evitino quelle che ha definito “nuove provocazioni”. In questo clima, la piccola comunità cattolica di Gaza - poco più di 130 fedeli - ha celebrato la Pasqua con “sentimenti di gioia ma anche di paura e di tensione”, racconta padre Mario Da Silva, parroco della comunità latina della “Sacra Famiglia” a Gaza.
Annunciate nuove manifestazioni: si temono violenze
“Abbiamo celebrato il Venerdì Santo - prosegue il parroco - tra la tensione e la confusione che c’era qui a Gaza, con morti e feriti. La città era veramente un caos, con ambulanze, gente che andava verso la frontiera, con la paura del non sapere se comincerà o no una nuova guerra”. Al momento regna “molta incertezza”, perché “hanno promesso che per 45 giorni le persone rimarranno lì alla frontiera e ogni venerdì ci saranno degli scontri tra israeliani e palestinesi: ci aspettiamo che ogni venerdì ci saranno morti, feriti o comunque degli scontri”, non nasconde padre Da Silva.
La situazione dei visti
Negli ultimi giorni era poi cresciuta la preoccupazione riguardo ai visti di Israele per permettere la partecipazione ai riti pasquali a Gerusalemme e nei Territori. Poi si era aperto uno spiraglio per almeno 300 possibili autorizzazioni: sono “arrivate ma, ad esempio, hanno ricevuto i permessi tre bambine - una di cinque, una di tre e una di un anno - della stessa famiglia, mentre i genitori non li hanno avuti e non sono quindi potuti uscire. E come questo - aggiunge il sacerdote - ci sono diversi casi, anche perché non hanno rilasciato i permessi per quanti hanno tra i 17 e i 55 anni: la maggioranza di coloro che hanno ricevuto i permessi sono bambini e non possono uscire senza essere accompagnati dai genitori”.
Le parole di Papa Francesco
A Pasqua, nel Messaggio Urbi et Orbi, Papa Francesco ha invocato “frutti di riconciliazione” per la Terra Santa, pregando “affinché il dialogo e il rispetto reciproco prevalgano sulle divisioni e sulla violenza”. Le parole del Pontefice, prosegue padre Mario, “vengono lette come l’unica risposta possibile: non si esce da questa situazione senza il dialogo tra le due parti”. Ma, precisa, in fondo si tratta di “diverse parti, perché c’è il governo israeliano da un lato e l’Autorità Palestinese dall’altro, poi ci sono Hamas e diversi altri movimenti”. La situazione nella Striscia è d’altra parte al collasso: “la gente è veramente disperata, non abbiamo l’elettricità, non c’è l’acqua potabile, non c’è lavoro, non ci sono soldi, c’è molta povertà. E non abbiamo libertà, con un muro che non ci lascia uscire da qui”.
La vicinanza della Chiesa
Il Papa auspica che i “fratelli in Cristo, che non di rado subiscono soprusi e persecuzioni”, possano essere testimoni “della vittoria del bene sul male”. Padre Da Silva e i suoi parrocchiani sentono forte la vicinanza di Francesco e di tutta la Chiesa. “Siamo molto grati - lo dico io personalmente, ma anche la mia comunità e diversi musulmani - a tutta la Chiesa cattolica perché si vede, in primo luogo, l’aiuto materiale che offre; poi si vede anche una preoccupazione per i giovani e per le persone anziane di qui. E inoltre - conclude - negli ultimi due mesi più di 35 vescovi di tutto il mondo sono venuti a visitare la nostra comunità, i cristiani di tutta Gaza”.
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