Pena di morte. Amnesty: dall'Africa subsahariana un faro di speranza
Gabriella Ceraso e Giada Aquilino- Città del Vaticano
È dall’Africa subsahariana che viene un “faro di speranza”. Si segnalano un “significativo decremento” delle condanne a morte e decisivi sviluppi legislativi, con la Guinea che diventa il 20° Stato abolizionista per tutti i reati. È quanto emerge dal rapporto di Amnesty International sulla pena di morte nel mondo, relativo all’anno 2017. Dallo studio, risulta inoltre che Iran e Malesia hanno emendato la legislazione per ridurre l’uso della pena di morte per i reati connessi alla droga.
I progressi a livello globale e la situazione in Cina
Gli sviluppi registrati nel 2017 nell’Africa subsahariana sono parte dei progressi a livello globale: Amnesty International ha registrato almeno 993 esecuzioni in 23 Stati, il 4 per cento in meno rispetto alle 1032 esecuzioni del 2016 e il 39 per cento in meno rispetto alle 1634 del 2015, il più alto numero dal 1989. Sono state emesse almeno 2591 condanne a morte in 53 Stati, rispetto al numero record di 3117 nel 2016. Tali dati non comprendono le condanne a morte e le esecuzioni in Cina, che Amnesty International ritiene siano state “migliaia”, ma “i cui numeri sono considerati segreto di Stato”.
L’impegno deve continuare
Emergono poi tendenze preoccupanti ancora in atto, in quanto molti Paesi continuano a violare il diritto internazionale: ai primi cinque posti di tale classifica figurano “Cina, Iran, Arabia Saudita, Iraq e Pakistan”, informa Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. “E’ probabile - aggiunge nell'intervista di Giancarlo La Vella - che le proteste che arrivano dal mondo incomincino a farsi sentire e - mano a mano che aumenta il numero dei Paesi che non usano più la pena di morte, ormai sono 142 - quelli che ancora la usano si ritrovano a essere una minoranza molto esigua. Ci sono state condanne commutate all’ultimo minuto grazie alla pressione internazionale, altre però sono ancora in calendario. Quindi, l’impegno deve continuare anche per i più di 21 mila che sono in attesa di esecuzione nel mondo”.
La campagna per l’abolizione della pena di morte è “più necessaria che mai”, ha evidenziato Salil Shetty, segretario generale dell’organizzazione internazionale, ed occorrono “altre misure urgenti per fermare l’orribile pratica dell’omicidio di Stato”.
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