Ottava Marcia per la vita a Roma: no alla cultura dello scarto
Michele Raviart – Città del Vaticano
I 40 anni della legge 194 sull’aborto in Italia e le vicende del piccolo Alfie Evans, che con la sua morte e la sua testimonianza ha portato di nuovo all’attenzione la questione del fine vita e dell’ingerenza dello Stato sulle scelte individuali. Sono questi alcuni dei temi dell’ottava edizione della Marcia per la vita, il più grande evento pro-life italiano, al quale hanno partecipato oggi a Roma migliaia di persone.
La sacralità della vita
Molti i movimenti e le associazioni presenti da tutto il mondo, che hanno inneggiato alla vita e pregato lungo tutto il percorso della marcia, da Piazza della Repubblica fino a Piazza Venezia, ribadendo la sacralità della vita dall’inizio del concepimento alla morte naturale e la loro condanna alla cultura dello scarto. “Si alle cure, no all’eutanasia”, “Più nascite, meno aborti”, alcuni dei cartelli mostrati dai manifestanti.
No all’aborto
“La Marcia per la Vita è prima di tutto una testimonianza, un impegno che ci siamo assunti per non tacere”, ha detto la presidente della Marcia Virginia Coda Nunziante, che ha denunciato i 6 milioni di aborti in Italia dall’entrata in vigore della legge e gli oltre 50 milioni che vengono compiuti in tutto il mondo.
Il coraggio dei genitori di Alfie Evans e Vincent Lambert
Tra gli ospiti anche la madre di Vincent Lambert, gravemente malato in Francia e che rischia di morire di fame e di sete perché i medici di interrompere alimentazione e idratazione. Vogliamo “onorare l’esempio di tanti uomini e donne che con coraggio difendono la vita”, ha concluso Virginia Coda Nunziante, “uomini e donne come i genitori di Alfie Evans e i genitori di Vincent Lambert, che ci insegnano come il coraggio e la determinazione con cui si combatte sono una forza inarrestabile”.
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