Cooperazione e sviluppo, a Bruxelles le donne protagoniste
Salvatore Tropea – Città del Vaticano
Oltre 5 mila partecipanti provenienti da 140 Paesi si ritrovano il 5 e 6 giugno a Bruxelles, per prendere parte alla XII edizione degli European Development Days, il cui tema quest’anno è “Donne e ragazze in prima linea nello sviluppo sostenibile: proteggere, responsabilizzare, investire”. Il forum “si basa sulla convinzione che la cooperazione sia un elemento chiave per un cambiamento verso un mondo sostenibile e libero dalla povertà”. La due giorni si caratterizza, inoltre, per una serie di dibattiti e tavole rotonde sugli obiettivi dell’Agenda Onu 2030 e sull’impegno dell’Unione Europea per la parità di genere.
Empowerment femminile
Conferenze e dibattiti si sviluppano principalmente su tre direttrici: integrità fisica e psicologica di donne e ragazze; diritti socio-economici e responsabilizzazione; e le cinque “P” dell’Agenda 2030, ovvero persone, pianeta, prosperità, pace e partenariati. Il tema dell’empowerment femminile “è considerato prioritario da chi opera a tanti livelli per favorire uno sviluppo sostenibile e duraturo” come afferma Giampaolo Silvestri, segretario generale della Fondazione Avsi, una ong che rappresenta l’Italia con uno stand tematico e si occupa di sviluppo sostenibile, ispirandosi alla Dottrina sociale della Chiesa Cattolica. (Ascolta l'intervista a Giampaolo Silvestri sugli European Development Days). Quest’anno Avsi è presente a Bruxelles con due donne ugandesi, che racconteranno le loro storie di sviluppo e cambiamento, grazie anche al lavoro della ong locale Meeting Point International, fondata da Rose Busingye, partner ugandese di Avsi e infermiera carismatica impegnata nell’assistenza di donne sieropositive.
Teddy e Sharon, dalle baraccopoli a Bruxelles
Si chiamano Teddy Bongomin e Sharon Akidi, rispettivamente di 46 e 22 anni, e grazie ad Avsi e a Mpi hanno visto la loro vita cambiare, uscendo dal degrado degli slum di Kampala, la capitale dell’Uganda. Teddy è cresciuta orfana di due genitori sieropositivi. Si è sposata ma, alla morte del marito, è stata è stata cacciata di casa con i suoi figli. Mpi ha cambiato la sua vita nel 1992 e ora è un’assistente sociale. Aiuta le donne a creare gruppi di risparmio e prestito, attraverso la formazione sulla gestione dei risparmi e l'avvio di attività economiche. Sharon, invece, vive nello slum Kireka, nel quartiere Acholi Land, dal 2000 quando la sua famiglia è fuggita dal conflitto nel distretto di Agago, nel nord del Paese. È arrivata in città come sfollata e sua madre ha scelto di entrare a far parte di Meeting Point International. Grazie a una borsa di studio ha frequentato l’istituto Luigi Giussani e ora lavora come insegnante nella scuola materna per aiutare la sua famiglia e risparmiare per frequentare l'università. «Ho sempre pensato – ha dichiarato – che per chi vive in uno slum non c'è speranza. Ma ora la mia vita è cambiata, so che il futuro mi riserva ancora molto".
Le donne: persone e protagoniste
È fondamentale, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, spiega Giampaolo Silvestri, promuovere l’empowerment femminile, perché “le donne sono la chiave di volta per lo sviluppo, sono alla base della società”. Il passaggio fondamentale verso questo cambiamento è “avere una maggiore consapevolezza affinché la donna venga trattata come la protagonista e sia vista come persona, con una dignità che prescinde dalla condizione di povertà o malattia”.
Combattere una cultura dello scarto
Tante volte Papa Francesco si è espresso sull’importanza delle donne e sul ruolo che hanno e che devono avere all’interno della società. Parole che, come sottolinea il segretario generale di Avsi, “hanno sicuramente lasciato il segno perché sempre più organizzazioni si impegnano in tal senso, combattendo quindi quella che lo stesso Francesco chiamerebbe la 'cultura dello scarto' che danneggia la condizione delle donne”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui