Mons. Shomali: la Giordania segua la sua vocazione alla stabilità
Barbara Castelli e Marine Henriot – Città del Vaticano
“Ritirerò il progetto di legge non appena il mio governo avrà prestato giuramento”. Con queste parole il nuovo premier in Giordania ha annunciato di voler archiviare la contestata iniziativa, che prevedeva una nuova tassazione dei redditi e che ha scatenato un’ondata di proteste antigovernative nel Regno. Omar al-Razzaz, chiamato da re Abdullah II di Giordania a sostituire il premier dimissionario Hani Mulki, ha precisato che aprirà un dialogo con gruppi della società civile, leader dei sindacati e deputati per formulare una nuova legge fiscale, in accordo con il Fondo monetario internazionale. Sulla situazione, Marine Henriot ha raccolto il commento di mons. William Shomali, vicario patriarcale per la Giordania, il quale auspica che ora la situazione possa migliorare. (Ascolta l'intervista a mons. William Shomali sulla situazione in Giordania).
Basta tasse ingiuste
Lo stesso re Abdullah aveva chiesto al premier incaricato di evitare “tasse ingiuste che sono lontane dalla giustizia e dall’equilibrio tra i redditi dei poveri e dei ricchi”. Per capire bene la situazione, bisogna “avere un quadro generale della Giordania”, precisa mons. William Shomali, un Paese “povero”, che vive soprattutto grazie al sostegno dei Paesi del Golfo e al turismo. In questo quadro si inseriva il progetto di nuove tasse, che avrebbe soprattutto penalizzato le fasce più deboli della società. “Introdurre nuove tasse”, in modo particolare sui beni di prima necessità, vuol dire gravare troppo sulla gente.
Proseguono le proteste in Giordania
Il clima purtroppo resta teso. Negli ultimi giorni, non sono mancate manifestazioni di protesta, in particolare contro l’aumento dei prezzi. La gente è scesa in piazza in varie città, tra cui Amman, Irbid e Jerash. “La Giordania ha una vocazione alla stabilità e alla sicurezza”, precisa il Vicario Patriarcale, soprattutto se pensiamo alle situazioni dei Paesi limitrofi. Se dovesse svanire questa “oasi di pace”, aggiunge, i danni sarebbero incalcolabili.
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