Le Perle di Martini, il curatore: “Un uomo innamorato della Parola”
Eugenio Murrali - Città del Vaticano
“La parola giusta al momento giusto”, così descrive la lampante attualità delle riflessioni del cardinale Carlo Maria Martini padre Giulio Albanese, comboniano che ha riflettuto su un testo del gesuita sulle missioni e, insieme ad altri coautori, ha presentato a Roma, a Santa Maria ai Monti, “Perle di Martini. La Parola nella città 1980-2002”. Il libro, curato dal teologo milanese Marco Vergottini, è suddiviso in ventitré capitoli, tanti quanti sono i volumi delle Edizioni Dehoniane che hanno raccolto i discorsi maggiori del cardinale nei suoi anni ambrosiani.
Il card. Martini ci aiuta a leggere il messaggio di Francesco
Il vaticanista Luigi Accattoli, moderatore dell’incontro, ha posto l’accento sulla densità e profondità dell’opera, che, secondo il giornalista, ci aiuta a leggere e interpretare meglio, attraverso l’insegnamento di Martini, il messaggio di Papa Francesco. Gli autori, laici e consacrati, hanno dato un’immagine a tutto tondo del biblista, del pastore e dell’uomo, sottolineandone anche la dimensione 'ad gentes', ricordando iniziative come "la Cattedra dei non credenti che ha allargato gli orizzonti della Chiesa". Padre Albanese ha parlato di fondamentale decentramento narrativo di Martini, capace di vedere anche nella storia dei popoli la storia della salvezza.
I ricordi di quanti hanno conosciuto Martini
Giovanni Bachelet, figlio del giurista e politico Vittorio, ucciso in un agguato dalle Brigate Rosse, ha raccontato l’amicizia tra suo padre e il cardinale “uniti dalla fede e da un certo senso dell’umorismo”, che li rendeva affabili e concilianti anche di fronte a uomini di posizioni diametralmente opposte.
Il costituzionalista Renato Balduzzi vede nella contemporaneità due diversi filoni, uno dell’identità e del radicamento, uno del presentismo, e crede sia necessario rileggerli alla luce delle parole di Martini, di quell’ “intercedere” che ha caratterizzato la sua presenza in Terra Santa. E c’è un altro elemento centrale, ribadiscono il giurista e Accattoli, nel pensiero del cardinale: il discernimento, quella facoltà cara ai gesuiti di formarsi un giudizio, di scegliere, di ripercorrere la propria vita, di portare avanti una continua ricerca, meditazione, revisione.
Antonietta Cargnel, medico infettivologo che ha combattuto a fianco dei malati di AIDS, ha commentato nel libro una citazione del gesuita sull’alleanza terapeutica, che deve mettere sempre al centro il malato e non la malattia. Dalle sue parole è emerso l’impegno di Martini per i sofferenti, le sue riflessioni sulle cure palliative, sull’importanza dell’integrazione, della non emarginazione, che il pastore ha reso visibile con il gesto della lavanda dei piedi ai malati di AIDS.
Il rettore del Collegio Capranica, mons. Ermenegildo Manicardi, ha descritto il gesuita nel ruolo di maestro della scrittura sacra e suo relatore di tesi, lo ha definito “un uomo austero nel parlare, ma dal cuore pieno”, ne ha messo in luce la generosità. Per Manicardi, e per molti altri, l’incontro con il cardinale è stato decisivo nel proprio cammino vocazionale.
L'esperienza del curatore
“È importante contagiare la Chiesa italiana con le parole di Martini” afferma il curatore, che ha raccontato l’esperienza della creazione di quest’antologia come “una fornace di emozioni”, un’espressione cara al cardinale cui Vergottini è stato vicino per diciotto anni in qualità di segretario del Consiglio Pastorale Ambrosiano.
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