Mafia. Arciv. Monreale: occorre formare le coscienze con l’educazione
Barbara Castelli – Città del Vaticano
La sfida oggi è “formare le coscienze, attraverso l’educazione”, questo vuol dire recuperare i “valori di un popolo”, “valori fondati sull’accoglienza, sull’amicizia, sul rispetto delle leggi”. “La cultura è importante per arginare la corruzione e la mafia, così come la bellezza”. Con queste parole l’arcivescovo di Monreale, mons. Michele Pennisi, intervistato da Giordano Contu, annuncia il dibattito “Combattere la corruzione e la mafia con la cultura”, che avrà luogo questo pomeriggio presso il palazzo arcivescovile della città siciliana. Nel corso dell’iniziativa, promossa dal Dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, sarà proiettato un videomessaggio di Papa Francesco contro la corruzione e presentata la lettera dei vescovi siciliani a 25 anni dalla visita di San Giovanni Paolo II ad Agrigento. (Ascolta l’intervista con l’arcivescovo di Monreale sul dibattito “Combattere la corruzione e la mafia con la cultura”).
Papa Francesco e la scomunica ai mafiosi
“C’è una mentalità che rischia di far prevalere la forza sul diritto”, prosegue il presule nell’intervista a Radio Vaticana Italia, la mafia oggi non è più quella “sanguinaria” di una volta, ma “è presente nel territorio”, “in tutta Italia”. E la Chiesa è chiamata a far fronte a questa situazione. L’arcivescovo di Monreale ricorda la visita pastorale di Papa Francesco alla diocesi di Cassano all’Jonio, in Calabria, il 21 giugno 2014, e le parole pronunciate durante la Messa nella Piana di Sibari: “Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati”. Sono “i mafiosi stessi si escludono dalla comunità ecclesiale”, precisa mons. Michele Pennisi, “nella misura in cui vogliono costituire” “una specie di chiesa parallela”: “la scomunica è importante, ma bisogna tradurla in atti concreti”. In questa direzione, lo scorso marzo, il presule ha stabilito che “non possono essere ammessi all’incarico di padrino di battesimo e di cresima coloro che si sono resi colpevoli di reati disonorevoli o che con il loro comportamento provocano scandalo; coloro che appartengono ad associazioni di stampo mafioso o ad associazioni più o meno segrete contrarie ai valori evangelici ed hanno avuto sentenza di condanna per delitti non colposi passata in giudicato”.
La Chiesa invita tutti alla conversione
“Quello che interessa alla Chiesa, ai vescovi”, sottolinea ancora mons. Michele Pennisi, “non è escludere le persone, ma invitarle alla conversione”, che “non può essere solo a parole”, “ma deve essere dimostrata con i fatti”. Un invito che i vescovi della Sicilia sono certi verrà rivolto anche da Papa Francesco, il prossimo 15 settembre, durante la visita pastorale alle diocesi di Piazza Armerina e di Palermo, in occasione del 25.esimo anniversario della morte del beato Pino Puglisi, barbaramente ucciso dalla mafia.
Un cammino in essere contro la corruzione
L’iniziativa a Monreale si inserisce in un cammino che il Dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo umano integrale ha inaugurato nel giugno 2017, quando – nell’ambito di un convegno in Vaticano – nacque la Consulta per la giustizia contro la corruzione e le mafie, nel tentativo di promuovere un contatto costante su tali argomenti con la società civile, il mondo accademico, delle imprese e della stampa, le istituzioni e le diocesi locali. Il percorso ha visto, tra le sue tappe, un incontro il 28 aprile scorso, presso la diocesi di Locri; il 17 maggio, la visita ai Musei Vaticani dei ragazzi dell’Istituto “Attilio Romanò” di Scampia, Secondigliano e Miano e del Centro Hurtado di Scampia; il primo giugno, presso la diocesi di Teano-Calvi, un incontro a cui hanno preso parte anche il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Nunzio Galantino, e il vescovo di Teano-Calvi, mons. Giacomo Cirulli.
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