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Soccorsi ad un ferito negli scontri all'Università nazionale autonoma del Nicaragua Soccorsi ad un ferito negli scontri all'Università nazionale autonoma del Nicaragua 

Nicaragua, scontri: 8 vittime, tra cui un bimbo di 15 mesi

Le tensioni scoppiate nella notte tra venerdì e sabato, quando forze dell’ordine e gruppi paramilitari hanno lanciato un attacco contro gli studenti dell'Università nazionale autonoma del Nicaragua, a sud-ovest di Managua. Ancora un appello della Chiesa: cessi la violenza

Giada Aquilino - Città del Vaticano

Nicaragua nuovamente percorso da manifestazioni di protesta contro il governo sandinista di Daniel Ortega e da repressioni, con conseguenti scontri che secondo varie fonti hanno provocato almeno 8 morti. Fra le vittime, anche un bimbo di 15 mesi.

Il rapporto internazionale

Le proteste sono riprese dopo che la Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh) ha presentato all’assemblea dell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa) un rapporto che accusa il governo di Ortega di gravi violazioni dei diritti umani durante le proteste. Secondo il documento, la repressione delle manifestazioni dal 18 aprile – quando le dimostrazioni sono cominciate per contestare la riforma della sicurezza sociale - al 19 giugno ha causato almeno 212 morti e 1.337 feriti, oltre all’arresto di 507 persone.

L’attacco all’università

Secondo la ricostruzione di attivisti per i diritti umani e giovani, nella notte tra venerdì e sabato forze dell’ordine e gruppi paramilitari hanno lanciato un attacco contro gli studenti che si erano trincerati negli edifici dell'Università nazionale autonoma del Nicaragua, a sud-ovest di Managua, e in sei quartieri della parte orientale della capitale.

L’intervento della Chiesa

La Conferenza episcopale nicaraguense ha mobilitato una delegazione di quattro sacerdoti per valutare la situazione. “Nel nome di Dio, chiediamo che questi attacchi cessino, che questa ondata di violenza finisca, che i morti si fermino”, ha detto padre Raul Zamora parlando all’università. Il cardinale Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua e presidente dei vescovi, ha invitato il governo e i gruppi armati a non aprire il fuoco. Nessuno dovrebbe “puntare la pistola” per togliere la vita ad “un fratello”, ha ricordato.

La situazione a Masaya

I presuli del Nicaragua, da mesi impegnati in una delicata opera di mediazione e dialogo, in settimana hanno inviato una loro rappresentanza a Masaya, località a sud-est della capitale, attaccata da polizia e paramilitari, per evitare un massacro. Con la delegazione della Conferenza episcopale, anche il Nunzio apostolico in Nicaragua, l’arcivescovo Waldemar Stanislaw Sommertag.

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24 giugno 2018, 10:17