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Un luogo di culto tra le baracche di Borgo Mezzanone, Foggia Un luogo di culto tra le baracche di Borgo Mezzanone, Foggia  

Appello CNCA alle istituzioni: intervenite su Borgo Mezzanone

Una baraccopoli in mano alla criminalità organizzata quella sorta a Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia, accanto al Cara. Quattro, cinque mila migranti, utilizzati per la raccolta del pomodoro, vivono in baracche senza acqua e fogne. Le mafie gestiscono anche droga e prostituzione

Adriana Masotti - Città del Vaticano

L'uccisione sabato scorso di Soumaila Sacko, lavoratore e sindacalista di 29 anni, proveniente dal Mali e presente regolarmente in Italia da anni, ha riacceso l'attenzione sulla drammatica realtà vissuta da migliaia di immigrati impiegati nei campi in diverse regioni italiane. In questo caso si tratta di San Calogero, in Calabria, non lontano dalla tristemente nota località di Rosarno. Nella tendopoli che 'ospita' migliaia dl braccianti agricoli stranieri, qualcuno ha sparato su alcuni di loro uccidendo Sacko. Riguardo a San Calogero i sindacati di categoria locali denunciano ora "condizioni disumane e di grave sfruttamento", con paghe orarie di pochi euro. Ma non si tratta di un caso isolato.

Il caso di Borgo Mezzanone

Borgo Mezzanone è una frazione di Manfredonia, a 15 km da Foggia. Viene definito la più grande baraccopoli di braccianti d’Europa dove mafie importate, in questo caso nigeriana, e mafia locale hanno stretto una robusta alleanza.  Così come hanno trovato alleanza interessi di ogni tipo, interessi che si nutrono dello sfruttamento degli esseri umani, per lavoro, sesso o spaccio e consumo di droga.

Un ghetto in mano alle mafie

Sono in 4-5 mila a viverci, in condizioni di gravissimo degrado. Niente acqua potabile, niente fogne, solo baracche e ripari in lamiera e eternit, un ghetto dove è ricomparsa la tbc. Poco distante sorge il Cara, Centro di accoglienza per richiedenti asilo, ma la parte di territorio tutelata dallo Stato si confonde sempre di più con quella governata dalle mafie.
“La Puglia - scrive il sociologo Leonardo Palmisano che conosce a fondo la situazione - funge da laboratorio per la tessitura di relazioni interessanti tra sistemi criminali autoctoni, sistemi criminali d’importazione, sistemi di sfruttamento degli esseri umani, sistemi produttivi e sistemi politici". E l’area del Borgo Mezzanone è una tra quelle più coinvolte nella regione.

Lavoro schiavizzato, droga e prostituzione

“La situazione è davvero drammatica – conferma ai nostri microfoni Vito Mariella, presidente del CNCA (Coordinamento nazionale Comunità di Accoglienza), in Puglia – molto simile a quella più nota del ghetto di Rignano Garganico dove negli anni ci sono stati anche dei morti tra i braccianti”.  (Ascolta l'intervista a Vito Mariella sullo sfruttamento lavoratori immigrati).

Clan locali e mafia nigeriana che controlla, non solo in questo territorio, droga e prostituzione, la fanno da padroni.  “Dal tramonto all’alba, nei week end, file di automobili raggiungono la pista di Borgo Mezzanone. Ne escono foggiani di ogni età. Entrano nel ghetto e consumano corpi”. denuncia il giornalista Goffredo Buccini in un suo recente reportage su Borgo Mezzanone pubblicato dal Corriere della Sera.

Interessi enormi frenano il cambiamento 

Una situazione molto complicata, dice ancora Mariella, che racconta di alcuni tentativi fatti dalle istituzioni per cambiare la situazione, ma purtroppo falliti "perché in gioco ci sono interessi enormi". 
“L'ex ministro degli interni, Minniti, ha inviato un commissario prefettizio per seguire la questione della criminalità - spiega il presidente Mariella - però diventa veramente complicato intervenire in situazioni che ormai sono radicalizzate, incancrenite su questi territori. In passato ci sono stati dei tentativi per risolvere il problema, anche da parte della regione Puglia, sulla filiera dei lavoratori stagionali, cercando di creare un marchio etico, un marchio ad hoc. Perché la questione è questa: se gira tutto intorno al tema del lavoro o addirittura della tratta, se non si interviene in questa filiera, diventa complicato”.

L'appello di don Zappolini del CNCA

Ma c'è chi non si rassegna. "Chiediamo con forza che la situazione di Borgo Mezzanone sia oggetto, al più presto, dell’attenzione dei soggetti istituzionali che hanno in merito precise responsabilità", dichiara don Armando Zappolini, presidente del CNCA che prosegue: "Si disponga un piano per smantellare il ghetto, favorendo l’inserimento delle persone migranti in strutture e progetti adeguati. Senza usare le ruspe che – notoriamente – non servono a niente.”

Tornare a cercare insieme soluzioni

“Ovviamente condivido l’appello fatto da don Armando Zappolini. Il fatto che la situazione sia incancrenita e sia di una complessità elevata non ci deve far demordere o far girare lo sguardo dall’altra parte. Tutti gli attori che hanno delle responsabilità su Borgo Mezzanone devono interrogarsi per cercare di trovare soluzioni alternative. So che all’interno di Borgo Mezzanone l’OIM e alcuni operatori collegati al CNCA entrano in contatto con i braccianti. Però nessuno può essere navigatore solitario. Quindi l’appello che faccio è: rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di riallacciare i nodi di un ragionamento. Non ci sono ricette precostituite ma le dobbiamo ragionare sicuramente insieme”.

 

Borgo Mezzanone è una frazione di Manfredonia, a 15 da Foggia. Viene definito la più grande grande baraccopoli di braccianti d’Europa dove mafie importate, in questo caso nigeriana, e mafia locale hanno stretto una robusta alleanza.  Così come hanno trovato alleanza interessi di ogni tipo, interessi che si nutrono dello sfruttamento degli esseri umani, per lavoro, sesso o spaccio e consumo di droga. Sono in 4-5 mila a viverci, in condizioni di gravissimo degrado. Niente acqua, niente fogne, niente baracche e ripari in lamiera e eternit, un ghetto dove è ricomparsa la tbc.  Poco distante sorge il Cara, Centro di accoglienza per richiedenti asilo, e la parte di territorio tutelata dallo Stato e quella governata dalle mafie si stanno sempre più fondendo. “La Puglia - scrive in un articolo il sociologo Leonardo Palmisano che conosce a fondo la situazione - funge da laboratorio per la tessitura di relazioni interessanti tra sistemi criminali autoctoni, sistemi criminali d’importazione, sistemi di sfruttamento degli esseri umani, sistemi produttivi e sistemi politici. E l’area del Borgo Mezzanone è una tra quelle più coinvolte. “La situazione è davvero drammatica – conferma ai nostri microfoni Vito Mariella, presidente del CNCA (Coordinamento nazionale Comunità di accoglienza), in Puglia – simile a quella più nota di Mineo dove negli anni ci sono stati anche dei morti tra i braccianti”.

Mafia nigeriana che controlla, non solo in questo territorio, droga e prostituzione e clan locali la fanno da padroni. “Una situazione molto complicata – dice Vito Mariella – che racconta di alcuni tentativi fatti per cambiare la situazione, ma purtroppo falliti perché in gioco ci sono interessi enormi.

 

E poi c’è lo sfruttamento sessuale: “Dal tramonto all’alba, nei week end, file di automobili raggiungono la pista di Borgo Mezzanone. Ne escono foggiani di ogni età. Entrano nel ghetto e consumano corpi”. scrive Goffredo Buccini nel suo recente reportage sul Borgo Mezzanone pubblicato dal Corriere della Sera.
Non sono mancati in passato i tentativi di prendere in mano la situazione da parte delle istituzioni, ma senza risultati ed ora esse sono praticamenti assenti.

“Il ministro uscente, ormai ex ministro, Minniti, ha inviato un commissario prefettizio  per seguire la questione della criminalità, però diventa veramente complicato intervenire in situazioni che ormai sono radicalizzate, incancrenite su questi territori. Ad onore del vero va detto anche che in passato ci sono stati anche dei tentativi per risolvere il problema, fatti anche dalla regione Puglia, sulla filiera dei lavoratori stagionali, cercando di creare un marchio etico, un marchio ad hoc. Perché la questione è questa: se gira tuto intorno al tema del lavoro o addirittura la tratta, se non si interviene in questa filiera, diventa complicato. Però purtroppo quel tentativo è andato in fumo perché parliamo di interessi economici veramente enormi”.

“Siamo molto preoccupati per la situazione in cui versa Borgo Mezzanone”, dichiara don Armando Zappolini, presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA). “Si tratta di un insediamento praticamente abbandonato a se stesso, in cui lo stato italiano non ha giurisdizione e nel quale anche le organizzazioni della società civile hanno quasi tutte rinunciato a intervenire. Chiediamo con forza che la situazione di Borgo Mezzanone sia oggetto, al più presto, dell’attenzione dei soggetti istituzionali che hanno in merito precise responsabilità. Si disponga un piano per smantellare il ghetto, favorendo l’inserimento delle persone migranti in strutture e progetti adeguati. Senza usare le ruspe che – notoriamente – non servono a niente.”

 

 

“Ovviamente condivido l’appello fatto da don Armando Zappolini. Il fatto che la situazione sia incancrenita e sia di una complessità elevata non ci deve far demordere o far girare lo sguardo dall’altra parte. Tutti gli attori che hanno delle responsabilità su Borgo Mezzanone devono interrogarsi per cercare di trovare soluzioni alternative. So che all’interno di Borgo Mezzanone l’OIM e alcuni operatori collegati al CNCA entrano in contatto con i braccianti. Però nessuno può essere navigatore solitario. Quindi l’appello che faccio è: rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di riallacciare i nodi di un ragionamento. Non ci sono ricette precostituite ma le dobbiamo ragionare sicuramente insieme”.Borgo Mezzanone è una frazione di Manfredonia, a 15 da Foggia. Viene definito la più grande grande baraccopoli di braccianti d’Europa dove mafie importate, in questo caso nigeriana, e mafia locale hanno stretto una robusta alleanza.  Così come hanno trovato alleanza interessi di ogni tipo, interessi che si nutrono dello sfruttamento degli esseri umani, per lavoro, sesso o spaccio e consumo di droga. Sono in 4-5 mila a viverci, in condizioni di gravissimo degrado. Niente acqua, niente fogne, niente baracche e ripari in lamiera e eternit, un ghetto dove è ricomparsa la tbc.  Poco distante sorge il Cara, Centro di accoglienza per richiedenti asilo, e la parte di territorio tutelata dallo Stato e quella governata dalle mafie si stanno sempre più fondendo. “La Puglia - scrive in un articolo il sociologo Leonardo Palmisano che conosce a fondo la situazione - funge da laboratorio per la tessitura di relazioni interessanti tra sistemi criminali autoctoni, sistemi criminali d’importazione, sistemi di sfruttamento degli esseri umani, sistemi produttivi e sistemi politici. E l’area del Borgo Mezzanone è una tra quelle più coinvolte. “La situazione è davvero drammatica – conferma ai nostri microfoni Vito Mariella, presidente del CNCA (Coordinamento nazionale Comunità di accoglienza), in Puglia – simile a quella più nota di Mineo dove negli anni ci sono stati anche dei morti tra i braccianti”.

Mafia nigeriana che controlla, non solo in questo territorio, droga e prostituzione e clan locali la fanno da padroni. “Una situazione molto complicata – dice Vito Mariella – che racconta di alcuni tentativi fatti per cambiare la situazione, ma purtroppo falliti perché in gioco ci sono interessi enormi.

 

E poi c’è lo sfruttamento sessuale: “Dal tramonto all’alba, nei week end, file di automobili raggiungono la pista di Borgo Mezzanone. Ne escono foggiani di ogni età. Entrano nel ghetto e consumano corpi”. scrive Goffredo Buccini nel suo recente reportage sul Borgo Mezzanone pubblicato dal Corriere della Sera.
Non sono mancati in passato i tentativi di prendere in mano la situazione da parte delle istituzioni, ma senza risultati ed ora esse sono praticamenti assenti.

“Il ministro uscente, ormai ex ministro, Minniti, ha inviato un commissario prefettizio  per seguire la questione della criminalità, però diventa veramente complicato intervenire in situazioni che ormai sono radicalizzate, incancrenite su questi territori. Ad onore del vero va detto anche che in passato ci sono stati anche dei tentativi per risolvere il problema, fatti anche dalla regione Puglia, sulla filiera dei lavoratori stagionali, cercando di creare un marchio etico, un marchio ad hoc. Perché la questione è questa: se gira tuto intorno al tema del lavoro o addirittura la tratta, se non si interviene in questa filiera, diventa complicato. Però purtroppo quel tentativo è andato in fumo perché parliamo di interessi economici veramente enormi”.

“Siamo molto preoccupati per la situazione in cui versa Borgo Mezzanone”, dichiara don Armando Zappolini, presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA). “Si tratta di un insediamento praticamente abbandonato a se stesso, in cui lo stato italiano non ha giurisdizione e nel quale anche le organizzazioni della società civile hanno quasi tutte rinunciato a intervenire. Chiediamo con forza che la situazione di Borgo Mezzanone sia oggetto, al più presto, dell’attenzione dei soggetti istituzionali che hanno in merito precise responsabilità. Si disponga un piano per smantellare il ghetto, favorendo l’inserimento delle persone migranti in strutture e progetti adeguati. Senza usare le ruspe che – notoriamente – non servono a niente.”

 

 

“Ovviamente condivido l’appello fatto da don Armando Zappolini. Il fatto che la situazione sia incancrenita e sia di una complessità elevata non ci deve far demordere o far girare lo sguardo dall’altra parte. Tutti gli attori che hanno delle responsabilità su Borgo Mezzanone devono interrogarsi per cercare di trovare soluzioni alternative. So che all’interno di Borgo Mezzanone l’OIM e alcuni operatori collegati al CNCA entrano in contatto con i braccianti. Però nessuno può essere navigatore solitario. Quindi l’appello che faccio è: rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di riallacciare i nodi di un ragionamento. Non ci sono ricette precostituite ma le dobbiamo ragionare sicuramente insieme”.

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05 giugno 2018, 12:30