Sisma centro Italia: la Chiesa viva che resiste alle scosse
Luisa Urbani – Arquata del Tronto
Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, è uno dei tanti borghi delle Marche distrutti dal terremoto del 2016. A distanza di quasi due anni, la vita delle popolazioni colpite del sisma è sospesa tra la paura di una nuova scossa e l’incertezza del futuro. Ogni piccolo tremito riacutizza la sensazione di smarrimento e di provvisorietà. Ma questo non elimina la voglia di ricominciare.
La storia di Francesca
La tenacia della gente si vede proprio nel voler rimettere in moto la vita di tutti i giorni, attraverso le varie attività. Francesca ne è un esempio: a quasi due anni dal sisma ha deciso di ridare nuova vita al suo negozio. “ Abbiamo avuto il coraggio di riaprire l’attività, in piedi da tre generazioni, esattamente lì, con lo stesso identico nome, per riannodare il filo interrotto e ricominciare. Per questo – spiega - comprare qualcosa da noi non è un gesto banale, ma assume un significato più profondo: è aiutare una comunità a riprendere da dove la vita si è spezzata”.
La testimonianza di don Nazzareno
“C'è un grande desiderio da parte della comunità di rimanere qui - racconta don Nazzareno, parroco di Arquata del Tronto - la gente è molto attaccata a questo territorio. Ciò fa sì che la Chiesa viva, quella fatta di persone, rimanga solida e doni speranza”. Una speranza che è ancora più forte grazie alla vicinanza del Papa. “Domenica scorsa – prosegue il parroco - in occasione della Prima Comunione di alcuni bambini della comunità, Francesco ha inviato loro un rosario come augurio per questo giorno importante. Quella del Pontefice è una presenza che sentiamo molto vicina, anche se fisicamente lontana”.
La vicinanza del Papa
Ricominciare e ricostruire. Sono queste la parole che vengono ripetute più spesso da chi ha vissuto il sisma sulla propria pelle. Le stesse parole che Papa Francesco ha pronunciato durante l’incontro in Vaticano con le popolazioni colpite dal terremoto del centro Italia, il 5 gennaio 2017. “Per ricostruire – aveva affermato - ci vogliono il cuore e le mani, le nostre mani, le mani di tutti”. Ma la ricostruzione non è solo materiale perché, come aveva sottolineato sempre in quella occasione il Pontefice, bisogna “ricostruire i cuori, le case, il tessuto sociale”. Francesco aveva poi invitato tutti a non smarrire mai la speranza, ricordando che bisogna “ricominciare, senza perdere la capacità di sognare, sognare il riprendersi, avere il coraggio di sognare una volta in più”.
La visita di Francesco nelle zone colpite dal sisma
L’udienza però non è stata l’unica occasione d’incontro tra il Papa e gli sfollati. Francesco, il 4 ottobre 2016, era arrivato nelle zone devastate dal sisma per rendere omaggio alle vittime e dare sostegno alla popolazione. "Vi sono vicino e prego per voi", aveva detto rivolgendosi agli sfollati. Durante la sua visita il Papa aveva voluto sottolineare la sua volontà di essere lì per portare speranza e preghiera. “Andiamo avanti, sempre c’è un futuro. […] Guardare sempre avanti. Avanti, coraggio, e aiutarsi gli uni gli altri. Si cammina meglio insieme, da soli non si va”.
Il Pontefice ad Arquata del Tronto
Il Papa si era recato anche a Pescara del Tronto e poi ad Arquata del Tronto dove era stato accolto da bambini e insegnanti insieme alle autorità e al vescovo di Ascoli Piceno, mons. Giovanni D'Ercole. Nella tendopoli aveva salutato tutti ricordando, ancora una volta, il motivo della sua visita: “Io ho voluto esservi vicino in questo momento e dire a voi che vi porto nel cuore e so, so della vostra sofferenza e delle vostre angosce e so anche dei vostri morti e sono con voi e per questo ho voluto oggi essere qui”.
L’Angelus del 28 agosto 2016
La voglia di dare un segno visibile della sua vicinanza ai terremotati Papa Francesco l’aveva già manifestata durante l’Angelus del 28 agosto 2016, quando aveva annunciato: “Appena possibile spero anch’io di venire a trovarvi per portarvi di persona il conforto della fede, l’abbraccio e il sostegno della speranza cristiana”.
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