Sud Sudan: fallita la prima trattativa per la riconciliazione
Marco Guerra – Città del Vaticano
Sono falliti colloqui di alto livello per trovare una soluzione alla guerra civile nel Sud Sudan. L’incontro, il primo negli ultimi due anni, tra il presidente Salva Kiir e il leader dell’opposizione Riek Machar, tenutosi in Etiopia, si è concluso oggi con un nulla di fatto, dopo che il capo dello Stato africano si è rifiutato di continuare la trattativa. Secondo quanto riferito dal portavoce del governo, Michael Makuei, ciò è avvenuto “semplicemente perché ne abbiamo abbastanza di lui".
Kiir si oppone al ritorno di Machar alla vicepresidenza
I due rivali si sono incontrati durante questa settimana ad Adis Abeba, su invito dell'Etiopia, tuttavia è diventato chiaro che mentre il governo del Sud Sudan sarebbe stato disposto a concedere all'opposizione la vicepresidenza, di altro avviso è il presidente Kiir che si oppone ad un ritorno di Machar a quell'incarico, ricoperto dal leader ribelle sino alla sua fuga dal Paese dopo i combattimenti scoppiati nella capitale Juba nel luglio 2016.
Domenica nuovo incontro a Khartoum
Nel pomeriggio il portavoce di Machar ha però riferito alla Reuters che il capo dell’opposizione si si recherà domenica prossima a Khartoum, capitale del Sudan, per partecipare ad un altro incontro con il presidente Kiir.
La "Repubblica del Sudan del Sud", nata solo nel 2011, è nel suo quinto anno di guerra civile, il conflitto ha causato decine di migliaia di morti, milioni di persone a rischio carestia in diverse aree del Paese, milioni di profughi e di sfollati interni. Attualmente è considerata la più grave crisi di rifugiati dell’Africa dal genocidio ruandese del 1994.L'ultimo tentativo di cessate il fuoco a dicembre è stato violato entro poche ore da entrambe le parti.
Akodjenou (Unhcr): oltre 4 milioni tra sfollati e profughi
Sulla grave crisi umanitaria in Sud Sudan Marine Henriot ha intervistato Arnauld Antoine Akodjenou, coordinatore regionale dell’Unhcr, secondo il quale in Sud Sudan su una popolazione di 12 milioni abitanti, “più un terzo sono adesso in movimento”. “2,5 milioni di profughi nei Paesi che cingono il Sud Sudan e 2 milioni di persone sfollate interne – precisa l’esponente dell’Agenzia Onu per i rifugiati -. Quindi ci sono più di 4,5 milioni di persone che non fruiscono de la protezione del loro Paese, o di condizioni di vita normale nel loro Paese. Più di un milione di profughi sono in Uganda”.
Il Papa e la Chiesa interessati alla crisi
Akodjenou ha espresso parole di apprezzamento per l’interesse del Santo Padre per il Sud Sudan e per “l'impegno delle Chiese nei negoziati del mese di giugno ad Addis Abeba”.
“La nomina di un nunzio apostolico in questo Paese non può che essere positivo – ha aggiunto -. Ciò permetterà di riunire le forze delle Chiese, al fine di intervenire per le popolazioni che soffrono. Dobbiamo andare avanti, continuare a esercitare pressioni perché le Chiese diventano un elemento utile per il processo di pace e di riconciliazione”.
“Intanto la chiamata alla solidarietà internazionale da parte del Santo Padre e del Vaticano è qualcosa di molto importante che dobbiamo tutti apprezzare e considerare nelle prossime settimane”, ha concluso Arnauld Akodjenou.
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