L’Africa attraverso gli occhi dei bambini
Luisa Urbani – Città del Vaticano
Il progetto prende vita da un'idea di Mohamed Keita, un giovane immigrato ivoriano che, a soli 17 anni, orfano di entrambi i genitori, è scappato dall'Africa per arrivare in Italia. Nel nostro Paese ha potuto scoprire e coltivare la sua passione per la fotografia che, nel corso degli anni, è diventata il suo lavoro.
Come nasce l’idea: i laboratori in Mali e Kenya
“Il progetto – spiega Mohamed Keita - nascere durante un mio viaggio in Mali, nel 2017. Ero lì per fare un documentario fotografico, guardando quei bimbi che vivono in situazioni di disagio mi sono chiesto ‘come posso aiutarli?’. Quel giorno, così, ho pensato di realizzare un laboratorio in quei luoghi per condividere con loro le mie conoscenze in ambito di fotografia”. Così, nel giro di poco meno di un anno, grazie anche al sostegno della Fondazione Pianoterra, sono nati un laboratorio di fotografia in Mali, nella periferia di Bamako, e uno in Kenya, nella città di Thika. Entrambi realizzati per i ragazzi che frequentano il centro di accoglienza di Africa for Children in Conflict.
L’ arte come riscatto sociale e strumento di integrazione
Lo scopo del progetto è di creare opportunità formative e lavorative che evitino ai giovani il drammatico tragitto verso l’Europa, permettendogli di restare nel proprio Paese. "Voglio aiutare quei ragazzi che non hanno nessuna possibilità perché io, a mia volta, sono stato aiutato dagli altri. Ero in Italia e non avevo un soldo per studiare. Grazie all’aiuto di alcune persone sono potuto diventare quello che sono oggi. Farò il possibile per dare un po’ di respiro a chi è disperato, questa è la mia filosofia".
La fotografia: uno strumento per affrontare la vita
“La fotografia – dichiara Mohamed Keita – è un modo per dar coraggio e speranza a questi ragazzi, per dargli la forza di affrontare la loro vita qui in Africa. Spesso – prosegue - pensiamo che altrove ci si possa trovare bene, ma secondo me non è sempre così. L’ idea di base è dare a loro uno strumento per sviluppare la loro vita in Africa. Magari un domani chissà cosa potranno fare attraverso la fotografia. Già molti di loro si sono mostrati bravi , ne sono molto contento”.
L’importanza della condivisione
“Questo progetto – afferma il fotografo - sta donando molto anche a me perché la vita ti insegna sempre qualcosa, non si finisce mai di imparare. La cosa più bella, infatti, è la condivisione: quando condividiamo possiamo risolvere i problemi della Terra. Se non condividiamo non possiamo dare forza ed energia agli altri. Attraverso la condivisione – prosegue - bisogna convincere tutti che si deve sempre andare avanti, anche se le cose vanno male".
L'impegno del Pontificio Consiglio della Cultura
Il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, - secondo quanto riportato dal sito Vatican Insider - ha visto nell’iniziativa del giovane ivoriano una occasione di comunicazione culturale. Così ha voluto promuovere un progetto di laboratori e mostre artistiche di fotografie interamente realizzate da bambini africani. “Sono convito - ha dichiarato il cardinale - che i laboratori fotografici rappresentino per i ragazzi non solo un momento di formazione professionale, ma anche un’occasione di crescita personale; un’alternativa alla 'vita di strada' e alla migrazione irregolare".
Una mostra itinerante
Il Cortile dei Gentili, struttura del Pontificio Consiglio per la Cultura, ha coordinato l’organizzazione e affidato a Marco Pieroni, la direzione artistica del progetto e lo sviluppo di una mostra itinerante di fotografie scattate dai bambini allievi dei corsi, la cui inaugurazione avverrà a Roma a novembre 2018.
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