La Knesset dichiara Israele "Stato-nazione del popolo ebraico'"
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Gli arabi israeliani rappesentano il 20% della popolazione di Israele, in tutto 9 milioni di persone, e sono in maggioranza di religione musulmana, ma tra loro ci sono anche drusi e criatiani. Una legge appena approvata dal parlamento israeliano, definisce ora Israele come esclusivo "Stato ebraico". 62 i deputati che hanno votato a favore del provvedimento, 55 i contrari
La legge legittima anche le colonie
La legge dichiara Gerusalemme capitale di Israele e adotta il calendario ebraico come quello ufficiale dello Stato. Punto particolarmente controverso poi, quello che legittima le colonie stabilendo che "lo Stato vede lo sviluppo dell'insediamenti ebraici come un interesse nazionale e agirà per incoraggiare e promuovere il suo consolidamento", rimanendo aperto anche all’immigrazione ebraica. La Terra d'Israele è la patria storica del popolo ebraico, si afferma nel provvedimento, e perciò il popolo ebraico vi ha un diritto particolare all'autodeterminazione.
"Qui siamo davanti a qualche cosa di estremamente contraddittorio - commenta ai nostri microfoni Antonio Ferrari, a lungo inviato del Corriere della Sera anche in Medioriente e ora editorialista per la stessa testata -. Da una parte, si pensa a due Stati per due popoli, ma la separazione: mi sembra che il governo israeliano non voglia accettarla. Dall’altra, con questa legge si dice: 'Questo è lo Stato dei soli ebrei e quindi gli arabi possono anche andarsene'. Garantire soltanto l’ebraicità dello Stato di Israele è una scelta, ma è una scelta che dovrebbe comportare dall’altra parte il riconoscimento dei diritti dell’altra parte, che vuole la sua terra e il suo Stato." (Ascolta l'intervista a Antonio Ferrari sulla legge approvata dalla Knesset)
Il voto contrario del Likud più liberale
Naturalmente soddisfatto per il risultato il premier israeliano Benyamin Netanyahu del Likud, mentre forti contrarietà alla legge sono state espresse dalla corrente più liberale dello stesso partito, il capo dello Stato Reuven Rivlin, e l'ex ministro della difesa Moshe Arens. Ad astenersi dal voto Benny Begin, il figlio dell' ideologo nazionalista e fondatore del Likud, Menachem
Begin che si è detto deluso: ''Non mi sarei aspettato un comportamento del genere", ha affermato avvertendo che un nazionalismo che non rispetti i diritti umani rischia di degenerare in sciovinismo.
Sovranismo e democrazia dello Stato
La nuova legge è la 14.esima “legge fondamentale” o “base” in Israele e ha un peso quasi costituzionale. Durante il dibattito i rappresentanti arabi hanno strappato il testo in segno di protesta e votato contro la sua approvazione. In particolare l'opposizione denuncia il fatto che la nuova legge ometta di ribadire che Israele è uno Stato democratico fondato su principi di eguaglianza. Deputati di sinistra hanno bollato la nuova legge come ''una macchia'' nella storia del Paese.
"Netanyahu - afferma ancora Antonio Ferrari - sembra prigioniero della destra estrema di Naftali Bennet, e di tutti gli altri che sostengono che Israele in fondo deve anche accettare una limitazione di regole democratiche, cosa che va contro la natura di Israele. Israele è uno Stato democratico, ma queste decisioni vanno purtroppo nella direzione opposta. Sarebbe come dire: “Siamo dei sovranisti, ma democratici”. No: se sei democratico, non sei sovranista, perché in quella terra divisa bisogna tenere conto che esistono due realtà".
La minoranza araba in Israele
La minoranza araba che vive e lavora in Israele si è sempre sentita discriminata e trattata come "cittadini di serie B". Che cosa accadrà adesso? "Che adesso - afferma Ferrari - si sentiranno cittadini neanche di serie C o D o S o Z, ma non si sentiranno più dei cittadini. E quindi il rischio delle tensioni è un rischio moltiplicato. Chi conosce quella regione lo sa benissimo. Questa è una situazione esplosiva, che queste decisioni non possono che rendere ancor di più tale".
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