Sindone, la replica dell’autore della ricerca contestata: lavoro minuzioso e attendibile
Federico Piana - Città del Vaticano
“La tecnica non è innovativa: è nuovo il fatto che la si sia applicata sulla Sindone”. Matteo Borrini, professore associato di antropologia forense alla Liverpool John Moores University, ha voglia di replicare. Con il suo collega Luigi Garlaschelli, membro del Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze, ha reso pubblico uno studio durato diversi anni con il quale è arrivato ad una conclusione che per molti è sembrata choc: la totalità delle macchie di sangue presenti sulla Sindone non sarebbe compatibile con la posizione dell’uomo della croce. In sostanza, vengono giudicate artefatte. Il boom mediatico che ne è seguito è stato fragoroso. Accompagnato da dure critiche del mondo scientifico e sindonologico. E proprio a queste, una per una, Borrini vuole rispondere. Anzitutto, però, mette in bella mostra i passi che lo hanno spinto a conclusioni delle quali si dice certo “senza alcun ragionevole dubbio”.
La tecnica applicata alla Sindone, quella usata dal Ris di Parma
Primo, la tecnica. “E’ usata da decenni nel mondo investigativo – spiega in collegamento telefonico con Radio Vaticana Italia - è chiamata Bpa (Bloodstain Pattern Analysis) cioè l’analisi della forma delle macchie di sangue utili per capire cosa sia accaduto sulla scena di un delitto. Fu utilizzata con successo anche dai Ris di Parma per la prima volta nel caso di Novi Ligure”. Secondo, l’applicazione alla Sindone. Borrini sintetizza: “Abbiamo riprodotto il sanguinamento di un uomo posto su una croce notando come una persona in quella postura sanguini in modo diverso a seconda della posizione delle sue braccia. La Sindone avrebbe sugli avambracci un sanguinamento compatibile con le braccia sollevate di circa 80 gradi: braccia in alto, attaccate ad un palo orizzontale piuttosto corto. Questo è realistico, lo troviamo anche nella Crocifissione del Mantegna”. Visto che i risultati sono sembrati buoni, i ricercatori hanno continuato con gli esperimenti. “E lo abbiamo fatto - entra nel dettaglio Borrini - studiando i piccoli rivoli che si trovano sui polsi e la grande macchia di sangue che proviene dal costato dopo il ferimento con il colpo di lancia”. Ed è qui che arriva la ‘bomba’ che ha fatto il giro del mondo: "E’ risultato che in realtà il sangue fluisce in direzioni non più compatibili né con la crocifissione né con la deposizione nel sepolcro, non fluisce dove dovrebbe fluire. E’ da considerare irrealistico”. In sostanza, tutte le macchie sarebbero un artefatto.
Dure le critiche del mondo scientifico
Le obiezioni, di peso, non si sono fatte attendere. La professoressa Emanuela Marinelli, sindonologa di fama mondiale, aveva fatto notare come fosse poco scientifico utilizzare un manichino e una spugna imbevuta di sangue per riprodurre la colatura del costato. Borrini non si scompone: “Rispetto la competenza della Marinelli sulla Sindone ma non ha gli studi necessari per giudicare questo lavoro, non è un esperta forense. L’uso del manichino è previsto da questa tecnica essendo vietato l’uso dei cadaveri”.
Obiezioni alla stessa Bpa
Un duro attacco alla tecnica è arrivato anche da Pierluigi Baima Bollone, presidente onorario del Centro Italiano di Sindonologia ma soprattutto scienziato, medico e professore ordinario di medicina legale dell’Università di Torino. Bollone ha messo sotto accusa la Bpa sostenendo che “in molti casi giudiziari in cui è stata usata ha creato non pochi problemi ed è stata sconfessata”. Borrini non ci sta, naturalmente non è d’accordo: “E’ un’ imprecisione dire che è stata sconfessata. Basta andare nei congressi, nelle aule giudiziarie di tutto il mondo e si può constatare che la Bpa è continuamente utilizzata. Gli errori giudiziari non li crea la tecnica li crea l’applicazione, l’interpretazione della tecnica”.
Le posizioni dell’uomo della Sindone, altro punto contestato
Le posizioni, altro punto della ricerca fortemente criticato. Questa volta a prendere carta e penna per stilare un comunicato è stato il Gruppo Scientifico Padovano composto da docenti dell’Università e degli ospedali di Padova. Ai ricercatori viene contestato il fatto di aver ipotizzato solamente due possibili configurazioni dell’uomo della Sindone: posto in croce oppure supino nel sepolcro. “Hanno dimenticato tutte quelle intermedie - precisano - dalla deposizione dalla croce al trasporto al sepolcro e alla preparazione del cadavere”. Se l’avessero fatto, forse la conclusione del loro studio sarebbe diversa. Anche qui Borrini ci tiene a precisare: sono persone che non hanno i titoli giusti per parlare. Poi entra nel merito: "Se loro sono in grado di dimostrare il contrario utilizzando altre posizioni, lo facciano. Altrimenti è solo teoria”.
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