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Le emissioni di anidride carbonica sono tra le prime cause dei cambiamenti climatici Le emissioni di anidride carbonica sono tra le prime cause dei cambiamenti climatici 

Consumo delle risorse naturali, oggi è già l’Overshoot Day

Secondo la stima della ong Global Footprint Network, al 1 agosto abbiamo già esaurito tutte le risorse della Terra a disposizione per il 2018. Negli anni ’70 il “giorno del sorpasso” era il 29 dicembre, nel 2000 a fine settembre, nel 2017 il 2 agosto. Il ricercatore Enea Fiorani: “il pianeta soffre, servono azioni concrete per non bruciare le risorse destinate ai nostri figli”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Oggi, primo di agosto, noi abitanti del pianeta terra abbiamo già consumato tutte le risorse naturali a disposizione per il 2018. E’ l’Overshoot Day, il “giorno del sorpasso”, nel quale la richiesta annuale di risorse alla natura da parte dell’uomo supera quelle che la terra riesce a rigenerare nel corso dello stesso anno. Da domani, quindi, dovremo vivere “a credito”, sovrasfruttando il pianeta. (Ascolta l'intervista a Luca Fiorani sugli effetti di questo consumo esagerato)

Nel 2000 cadeva a fine settembre

La stima è elaborata dagli anni ‘70 dalla ong Global Footprint Network. Allora l’ Overshoot Day cadeva il 29 dicembre, nel 2000 era arrivato a fine settembre, e nel 2016 l’8 agosto. I parametri di riferimento sono il consumo di frutta, verdura, carne, pesce, acqua e legno. Se si riuscisse a spostare in avanti ogni anno di 4 giorni e mezzo questa data, si tornerebbe al 31 dicembre entro il 2050.

Gli effetti: deforestazione e accumulo di anidride carbonica

I paesi più voraci nel consumo di risorse sono i piccoli Qatar e Lussemburgo, ma se tutti consumassimo come gli Stati Uniti, l’Overshoot day arriverebbe il 15 marzo. Fossimo invece come Giamaica e Vietnam, esauriremmo le risorse solo il 13 e il 21 dicembre. I costi di questo sovrasfruttamento sono sempre più evidenti: deforestazione, siccità, scarsità di acqua dolce, erosione del suolo, e accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera che alimenta il cambiamento climatico.

Che fare: no agli sprechi di cibo e decarbonizzare l’economia

I consigli per invertire la rotta sono: evitare il consumo di cibi lavorati e gli sprechi alimentari, ripensare le città per renderle più sostenibili e decarbonizzare l’economia.

A Luca Fiorani, fisico, ricercatore dell’Enea, l’agenzia italiana per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile e divulgatore scientifico nelle scuole, abbiamo chiesto se ci dobbiamo davvero preoccupare per questo consumo sempre più veloce delle risorse naturali del pianeta.

R: - Penso proprio di sì. Ultimamente ho partecipato in Vaticano ad un convegno sui tre anni dell'enciclica “Laudato Si’”, presenti i massimi esperti mondiali e i rappresentanti dei popoli che cominciano a soffrire tangibilmente per questo consumo delle risorse naturali. Ed ho notato che la Chiesa giustamente è preoccupata, perché cerca di ascoltare il grido dei poveri e il grido della terra, che in fondo è un grido comune. Noi vediamo che questo cambiamento climatico porta guerre, povertà, inondazioni, calamità naturali… porta una grande quantità di problemi soprattutto per i paesi più poveri. E dobbiamo quindi preoccuparci per i poveri di oggi e per i nostri figli, quelli che probabilmente soffriranno ancora di più se non riusciamo a limitare l’aumento della temperatura (che come sapete dovrebbe essere limitata a due gradi, secondo l’accordo di Parigi) e l’esaurimento delle risorse naturali, che sono destinate a tutti quelli che vivono con noi adesso e ai nostri figli che vivranno domani.

Cosa fare per contrastare questo consumismo “estremo e selettivo” dei paesi più sviluppati, denunciato anche da Papa Francesco nella Laudato Si’?

R: - Dobbiamo cambiare il nostro cuore, occorre davvero cambiare la mentalità. E se noi tutti insieme, goccia dopo goccia, formiamo un oceano di opinione pubblica che spinge le grandi corporation, spinge i politici a cambiare, possiamo provare a cambiare il sistema economico e politico mondiale. Dobbiamo rimettere al centro il bene comune, non il bene delle corporation o quello di qualche nazione. E quindi dobbiamo cominciare cambiando il nostro cuore con piccoli gesti quotidiani e lavorare soprattutto per cambiare il cuore delle generazioni future.

Infatti lei spesso parla di ecologia ai giovani, nelle scuole. Sta crescendo in loro l’attenzione alla sobrietà, ai piccoli gesti virtuosi chiesti dal Papa nell’enciclica?

R: - Io sono ottimista. Passando nelle scuole, vedo dei giovani che veramente cominciano a capire, forse anche più di noi, che davvero questo nostro pianeta sta soffrendo, che ha bisogno di cura, che ha bisogno di azioni concrete. E spesso vedo i giovani ascoltare quello che riesco a dire loro e immediatamente partire, andare a pulire un bosco, una spiaggia, o addirittura universitari che hanno la capacità e i mezzi, cominciare con delle piccole aziende innovative. Quindi spero che ce la facciamo anche grazie a loro. Però adesso dobbiamo agire, perché se non interveniamo subito, la temperatura del pianeta rischia di arrivare a due, tre gradi più dell’era industriale, ed effettivamente gli sconvolgimenti sarebbero molto grandi.  

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01 agosto 2018, 16:29