Argentina, l'aborto resta illegale. Mons.Paglia: moltiplicare la vicinanza alle donne
Paola Simonetti – Città del Vaticano
L’Argentina ribadisce la sua contrarietà all’aborto, dichiarandolo illegale. Il Senato ha infatti respinto con 38 voti contrari e 31 favorevoli un progetto di Legge sulla interruzione volontaria della gravidanza. Una vittoria del “no” che si è consumata sul filo di pochi voti, per i quali è stata fondamentale la posizione dei senatori delle regioni settentrionali del Paese.
La Chiesa argentina
Certamente determinante la voce della Chiesa locale, che nei giorni alla vigilia del voto aveva rivolto un appello ai politici, anche celebrando messe per la vita in diverse città del Paese, non senza dimenticare l’esortazione ad incentivare le iniziative a favore delle mamme sole e in difficoltà.
Il sostegno alle donne più fragli
Secondo mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita, “per combattere la piaga della clandestinità dell’interruzione di gravidanza" è fondamentale un impegno creativo e pieno di amore” (Ascolta l'intervista)
R. - Credo che certamente sia un dato positivo il fatto che un numero consistente non solo di credenti - ma credo in questo caso di cittadini - si sia opposto alla legalizzazione dell’aborto. Certo, fa anche impressione l’alto numero degli oppositori. Credo, senza voler entrare in un’analisi dettagliata, che tuttavia di fronte ad un tema come questo dell’aborto di debba moltiplicare la vicinanza alle donne, soprattutto alle donne più povere, alle ragazze che prendono decisioni drammatiche. Ecco perché penso che il compito della Chiesa sia quello di raddoppiare l’amore, la vicinanza, l’aiuto, perché una decisione abortiva è sempre un dramma. In questo senso a noi non compete, come tali, un compito ovviamente di natura legislativa. Però a noi compete un amore per tutti per far capire anche a chi è contrario, che in realtà dobbiamo tutti lavorare per la vita, per il sostegno. Dobbiamo lavorare per l’accompagnamento di chi vive situazioni drammatiche in modo che un’eventuale decisione venga sospesa e si possa vivere in una maniera più solidale, in particolare con tutte queste donne.
Ci vogliono molti strumenti efficaci per combattere la clandestinità dell’interruzione di gravidanza…
R. - Per questo credo che sia indispensabile una creatività nel sostenere, nell’aiutare. Ricordo quando negli anni ’70 anche in Italia c’era questo dibattito, questa battaglia. Ricordo che Madre Teresa andava accanto a tutte queste ragazze dicendo: “Non vi preoccupate, lo prendo io il vostro figlio. Lo curerò io. Sarò la sua famiglia. Voi se volete potete venire, potere stare”. Era una risposta concerta per impedire l’aborto. Ci possono essere anche altre forme, altre iniziative per aiutare in questo caso donne straniere che vogliono abortire. Donne che, trovando qualcuno che le accoglie e che le sostiene, non abortiscono. Credo che in questo senso si debba moltiplicare la creatività per aiutare coloro che sono i più deboli, che hanno più problemi e che purtroppo, a volte, vedono come conclusione unica l’aborto clandestino, una piaga enorme che va assolutamente combattuta. Non basta la legge: c’è bisogno di uno scatto di coscienza e di solidarietà.
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