L’ultimo saluto di Palermo a Rita Borsellino
Alessandra Zaffiro - Palermo
“Quando mi è giunta la notizia della morte di Rita ho provato un sentimento interiore, una sorta di solitudine. E mi sono detto: ora a Palermo siamo più soli”. Inizia così l’omelia dell’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, che questa mattina ha presieduto le esequie di Rita Borsellino nella gremita chiesa "Madonna della Provvidenza-Don Orione", poco distante da via D’Amelio dove, 26 anni fa, in un attentato, persero la vita il fratello il giudice, Paolo, e gli agenti di scorta. “Rita, il suo cuore limpido, non doppio, non avvezzo al compromesso, alla idolatria del denaro. La fede vera - ha proseguito mons. Lorefice – ci fa vedere e costruire la città degli uomini secondo la logica delle Beatitudini, che sono state una sorta di filo rosso di tutta l’esistenza di Rita Borsellino, come del fratello Paolo e di un altro palermitano, che si chiama Pino Puglisi… Da Rita possiamo imparare qualcosa della vera umiltà e dell’audacia della fede che si nutre autenticamente del Vangelo, non quella ostentata da atti religiosi esteriori o strumentalizzata per fini di potere mafioso”.
“Rita ha legato la sua storia personale, segnata, alla storia di un popolo e in particolare - ha aggiunto l’arcivescovo di Palermo - alla storia di questa città e alla storia dell’intera umanità, soprattutto di quanti sono gli scartati dai potenti di turno e i vinti della storia, quelli che il Vangelo, la Bibbia chiama i poveri del Signore, i prediletti del Signore che giudicheranno la storia. Loro giudicheranno la storia e i grandi di questo mondo, questo è il senso delle Beatitudini, loro giudicheranno la storia intera. La loro umiltà, quella che noi conosciamo sul volto di Rita, è quella di chi sa di poter fare con la materia ordinaria di cui dispone, qualcosa di meraviglioso per gli uomini e dunque per Dio. Per gli uomini e le donne di ogni tempo, per noi di questo nostro tempo e a questo tutti siamo chiamati. Oggi – ha concluso mons. Lorefice - Rita ce lo ricorda, a questo, tutti, siamo chiamati”.
Don Luigi Ciotti: “E’ sempre stata allergica alle parole vuote”
A concelebrare i funerali anche don Luigi Ciotti. “E’ sempre stata molto allergica alle parole vuote come esercizio di retorica, credeva nei fatti. Rita Borsellino – ha dichiarato il presidente di Libera - ha sempre cercato la verità fino all’ultimo. Dobbiamo farlo tutti, dobbiamo continuare tutti a chiedere la verità. Anzi le verità nel nostro Paese, non solo per via D’Amelio e per Capaci. Passi in avanti sono stati fatti ma sono sufficienti. Non deleghiamo nella ricerca della verità, ma sia una rivolta un po’ di tutti”. Senza Rita Borsellino, chiediamo, l’antimafia è più povera? “Certo – ha risposto don Ciotti - però lei lascia un’eredità nella storia, nella vita di tante persone e quindi tocca a noi dare continuità, anche perché abbiamo sempre condiviso il ‘noi’, non l’io. Ma è insieme che è possibile voltare pagina. C’è un ruolo della società civile che deve assumersi di più la propria parte di responsabilità. Abbiamo troppi cittadini a intermittenza nel nostro Paese. Ci vuole il coraggio di avere più coraggio. Rita ci lascia questa testimonianza e questo impegno”.
Il figlio Claudio: “Mamma aveva rispetto delle persone”
“Lo zio Paolo – ha detto il figlio di Rita Borsellino, Claudio - ci ha detto che ognuno di noi deve fare qualcosa, ognuno per quello che può e ognuno per quello che sa. Mamma sapeva voler bene e aveva rispetto delle persone. E lei ci ha insegnato come si può fare, ognuno per quello che può e ognuno per quello che sa. Vi chiedo uscendo da qui di prendervi lo stesso impegno, ognuno per quello che può e ognuno per quello che sa”.
Il ministro della Giustizia: “Esempio di battaglia alla mafia”
Tra i presenti l’ex presidente della commissione antimafia Rosy Bindi, Maria Falcone, il responsabile legalita’ del Pd Giuseppe Antoci, l’ex presidente del Senato Piero Grasso, il prefetto Antonella De Miro, il presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, diversi magistrati e il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. “Lo Stato e’ vicino ai familiari di Rita Borsellino - ha detto quest'ultimo - che ha rappresentato, rappresenta e continuera’ a rappresentare un esempio di come la battaglia alla mafia si porta avanti nelle istituzioni, ma anche attraverso battaglie culturali ed educative alle nuove generazioni”.
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