S.Egidio a Genova:crollato un simbolo di unità. Serve visione del futuro
Francesca Sabatinelli e Gabriella Ceraso - Città del Vaticano
Non conoscono sosta le ricerche di eventuali ulteriori vittime tra le macerie del ponte Morandi crollato due giorni fa a Genova. Il bilancio della tragedia resta fermo a 39 vittime mentre i feriti sono 16, di cui 9 in codice rosso. Su tutti la preghiera e l'affidamento alla Vergine Maria, da parte di Papa Francesco e della Chiesa italiana.
A fianco dei più fragili
La procura genovese ipotizza ancora 10-20 persone disperse e formula diverse ipotesi di reato tra cui omicidio colposo plurimo, disastro colposo conseguente a crollo di costruzione e attentato colposo alla sicurezza dei trasporti. Intanto infuria la polemica politica dopo la decisione del governo di revocare la concessione ad Autostrade. Sul terreno invece la gente resta "sconcertata" e "paralizzata", come racconta a Radio Vaticana Italia Rinaldo Montarsòlo, referente servizi della Comunità di Sant'Egidio, nell’area colpita dalla tragedia, quella di Sampierdarena: il quartiere è una realtà composita fatta di "italiani, di nuovi italiani immigrati e di molti anziani che sono le persone più fragili in questo momento". (Ascolta l'intervista a Rinaldo Montarsolo sul crollo di Genova)
Il ponte apparteneva a tutti
Tante le famiglie sfollate, radunate nel centro civico Buranello a Sampierdarena, che la Comunità assiste e che possono tornare a "casa solo col contagocce", giusto per recuperare oggetti importanti come i "farmaci salva- vita". Si cercano spiegazioni e responsabilità, afferma Montarsolo, che "sono necessarie", ma il bisogno più profondo è di una "lettura spirituale che aiuti a capire che questi fatti richiedono un cambiamento di cuore". Motarsolo parla del ponte Morandi come di un "simbolo della città e della sua unità", un modo per "percorrerla da ponente a levante": è crollato qualcosa che "appartiene a tutti" e "che ci ricorda che una città crolla quando crolla ciò che unisce".
Servono più amore e passione civile
Il momento è difficile, ammette Montarsolo, perchè "complica la vita quotidiana", ma proprio per questo "c'è bisogno di più amore, più passione civile e più impegno anche sociale". La città non deve solo "ricostruire un ponte" ma deve rialzarsi e ricompattare il suo tessuto di solidarietà: serve "una visione di futuro".
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