L'Aquarius torna nel Mediterraneo. Ong: non riporteremo i migranti in Libia
Francesca Sabatinelli - Città del Vaticano
Salvare vite è la priorità, per questo l’Aquarius ha lasciato ieri sera alle 20 il porto di Marsiglia diretta verso la zona di ricerca e soccorso (zona SAR) nel Mediterraneo centrale, dopo una sosta forzata di un mese. Oggi la Conferenza stampa di Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere Italia a Roma.
A giugno la ricerca di un porto
A giugno alla nave, con a bordo 630 persone salvate nel corso di sei distinte operazioni , è stato impedito di attraccare nei porti europei, solo quello di Valencia alla fine ha aperto allo sbarco, a più di 1.500 chilometri di distanza dal punto in cui si trovava la Aquarius e ad una settimana dal salvataggio, durante la quale la nave è rimasta in mare aperto. Un episodio senza precedenti, un viaggio prolungato e disumano con a bordo persone bisognose di aiuto medico.
La sosta forzata dell'Aquarius a Marsiglia
In questo periodo di sosta a Marsiglia, l’organizzazione Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere hanno cercato di adattare la loro missione al nuovo contesto, che ha visto, negli ultimi mesi, la chiusura dei porti di Malta e Italia nonché il riconoscimento da parte dell’Organizzazione marittima internazionale della zona Sar libica e del Centro di coordinamento soccorsi di Tripoli, nonostante non sia ancora ritenuto un porto sicuro. Tutto questo fa sì che la guardia costiera italiana lasci ormai il coordinamento dei soccorsi ai libici. Di qui la necessità di adeguare le dotazioni di bordo della nave affinché, vale l’esperienza di Valencia, possa sopportare più giorni di navigazione.
Mai nessun migrante sarà riportato in Libia
Una resta però la certezza assoluta: la Aquarius non consegnerà mai alcun migrante soccorso alla Libia e non si allontanerà mai dalle zone di soccorso e non ritarderà mai l’intervento anche in caso di ordini contrari. “Non intendiamo violare la Convenzione di Ginevra sui respingimenti, riportando in Libia chi da lì vuole scappare”, precisa Alessandro Porro, soccorritore di Sos Mediterranee a bordo della Aquarius che ha vissuto anche la vicenda di Valencia. (Ascolta l'intervista a Alessandro Porro sulla vicenda Valentia dell'Aquarius)
“In Libia non c’è alcun tipo di protezione per queste persone che subiscono torture che noi conosciamo”, spiega Claudia Lodesani, presidente di Medici Senza Frontiere Italia. (Ascolta l'intervista a Claudia Lodesani sull'attività dell'Aquarius)
Il Mediterraneo centrale resta il più letale
Per Sos Mediterranee e MSF l'assistenza umanitaria in mare è oggi disperatamente necessaria. “La rotta del Mediterraneo centrale è la più letale al mondo” dichiara Aloys Vimard, coordinatore di MSF a bordo della Aquarius. “Oggi, con pochissime navi umanitarie rimaste in mare e nessun meccanismo dedicato di ricerca e soccorso messo in atto dagli Stati europei, l’assistenza umanitaria è necessaria più che mai. Il soccorso in mare di persone in difficoltà resta un obbligo legale e morale. Questo disprezzo per la vita umana è spaventoso".
Altra novità annunciata, un sito internet che consentirà a chiunque di seguire quanto accade sulla Aquarius, un diario di bordo che verrà aggiornato in presa diretta e che documenterà l’attività della nave nel Mediterraneo.
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