Nicaragua, card. Brenes: il governo non arresti i manifestanti
Andrea Gangi – Città del Vaticano
“Esorto, come pastore, le persone che prendono parte all’arresto dei manifestanti ad abbandonare tale atteggiamento, che non contribuisce per nulla alla pace che viene proclamata ovunque e non costruisce quella concordia che viene proclamata né quella stabilità che si vuole". Così ha detto domenica mons. Brenes, arcivescovo di Managua e presidente dei vescovi del Nicaragua, che ha sottolineato l'importanza di "pacificare il Paese senza atteggiamenti o azioni che dicono il contrario".
Arrestati più di 20 giovani
Sabato scorso più di 20 giovani sono stati arrestati dalla polizia; è stato loro impedito di partecipare alle manifestazioni di protesta indette per chiedere il rilascio dei prigionieri politici.
"E’ un peccato – ha detto il card. Brenes - che si verifichino tali situazioni, che torniamo di nuovo agli arresti. Ciò porta tensioni nelle famiglie. Esorto a rispettare la popolazione e le proteste che si possono sempre fare, in modo civile e pacifico, come in pratica sono state fatte a Managua".
La protesta della Chiesa
Intanto la Chiesa cattolica, attraverso la Commissione di Verifica e Sicurezza formata al tavolo di Dialogo Nazionale, continua a negoziare con il governo la liberazione dei detenuti, arrestati per aver partecipato a proteste pacifiche contro il governo. Spesso i sacerdoti e i vescovi si sono presentati alle caserme per chiedere chiarimenti. Hanno anche invitato a rilasciare le persone fermate ingiustamente o senza alcun motivo, come nel caso della protesta avvenuta a Masaya.
Una situazione che non migliora
Secondo il Presidente Ortega si è tornati alla normalità. Eppure la gente continua a scendere in strada a manifestare contro il governo e gli arresti continuano. Anche l’economia nicaraguense sta attraversando un momento di crisi. sono molti gli imprenditori che non sono allineati con il governo. Secondo l’Agenzia Fides, la produzione del caffè, prodotto fondamentale dell’industria nicaraguense, è già a rischio e ciò potrebbe portare a un fallimento nazionale e internazionale del Paese.
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