Sud Sudan: distrutto un Centro del Jesuit Refugee Service
Andrea Gangi – Città del Vaticano
Gli scontri infiammano ancora il Sud Sudan. L’Agenzia Fides riferisce che nelle scorse settimane alcune milizie locali hanno attaccato e distrutto, nel campo profughi di Maban, le proprietà di otto agenzie umanitarie tra le quali il Jesuit Refugee Service. Grazie all’intervento della Chiesa locale, il principale complesso del Jrs è stato risparmiato, ma il Centro per i rifugiati è stato preso d’assalto e gravemente danneggiato.
L’attacco a Maban
Nell’assalto a Maban, le aule sono state vandalizzate. Banchi, computer e sedie sono stati distrutti. Oltre ai danni materiali, l’attacco ha messo in pericolo anche gli operatori. La missione delle Nazioni Unite in Sud Sudan, Unimiss, ha evacuato più di 300 membri del personale delle Ong della regione. Il team è stato portato in una zona sicura e protetta. Ciò ritarderà i corsi di informatica, la formazione degli insegnanti e le lezioni di inglese che sono stati portati avanti negli ultimi anni; a subirne le conseguenze saranno le 80mila persone che non potranno ricevere l’istruzione necessaria per un futuro più stabile per la comunità.
Non rinunciare ai programmi educativi
“Nonostante l’attacco alle nostre strutture, i gesuiti continueranno a sostenere lo sforzo sul territorio per offrire sostegno psico-sociale e programmi educativi - ha affermato padre John Guiney, direttore dell’Irish Mission gesuite -. Questo incidente a Maban e altri episodi di violenza del Sud Sudan nel corso degli ultimi anni richiede un intervento urgente da parte della comunità internazionale per contribuire a ripristinare la legge, l’ordine e la sicurezza per tutte le persone di questa giovane nazione”.
Il dramma della guerra
Il Sud Sudan è sconvolto la guerra civile dal 2013. Da una parte c’è il Presidente Salva Kiir, a capo del Paese dal 2011, anno dell’indipendenza, e dall’altra l’ex vice-Presidente Riek Machar. L’opposizione tra i due schieramenti è alimentata anche da antiche divisioni etniche, cioè dall’inimicizia tra i dinka, il gruppo etnico di Kiir e il più numeroso del Paese, e i nuer, a cui invece appartiene Machar. In Sud Sudan è in corso una delle più gravi crisi umanitarie dalla Seconda Guerra Mondiale: il conflitto ha provocato migliaia di morti e ha costretto 4,5 milioni di persone a lasciare le proprie case per cercare rifugio in altre zone del Paese o all’estero.
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