Giornata della Pace. Sant’Egidio: fare di più per fermare le guerre
Emiliano Sinopoli - Città del Vaticano
“Vengano moltiplicati gli sforzi di mediazione per fermare gli oltre 30 conflitti attualmente in corso nel mondo”, è appello lanciato dalla Comunità di Sant’Egidio agli Stati e agli organismi internazionali in occasione della Giornata internazionale della pace che si celebra quest’oggi. Per l'occasione Papa Francesco scrive oggi in un tweet che “La pace si sceglie, non si può imporre e non si trova per caso”.
In Siria, oltre mezzo milione di vittime
“Il caso della Siria parla per tutti – racconta a Vatican News Mauro Garofalo, responsabile per le relazioni internazionali della Comunità di Sant’Egidio - un conflitto che dura da più anni della seconda guerra mondiale e che ha già provocato oltre mezzo milione di vittime, quasi sei milioni di rifugiati e quasi sette di sfollati interni”. “Basterebbe più volontà – prosegue - a intervenire e meno interessi di parte per arrivare a negoziati efficaci”.
Impegno per giungere ad accordi di pace
La Comunità di Sant’Egidio , nel cinquantesimo anniversario della sua nascita, rinnova con forza il suo impegno a intervenire per giungere ad accordi di pace: “la dove – spiega Garofalo – viene chiamata a farlo o là dove individua anche un minimo spiraglio per portare il suo contributo di cristiani che non si rassegnano di fronte ai conflitti e alla violenza. A partire dai Paesi dove sta già operando per la pace come Centrafrica, Sud Sudan o Libia, solo per citarne alcuni”.
Corridoi umanitari per i profughi
“Corridoi umanitari per i profughi” è un progetto-pilota, realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio con la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e la Tavola Valdese, completamente autofinanziato. Ha come principali obiettivi evitare i viaggi con i barconi nel Mediterraneo, che hanno già provocato un numero altissimo di morti, tra cui molti bambini; impedire lo sfruttamento dei trafficanti di uomini che fanno affari con chi fugge dalle guerre; concedere a persone in "condizioni di vulnerabilità" ( famiglie con bambini, anziani, malati, persone con disabilità) un ingresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo. “E’ un modo sicuro per tutti, - afferma il responsabile per le relazioni internazionali della Comunità di Sant’Egidio - perché il rilascio dei visti umanitari prevede i necessari controlli da parte delle autorità italiane. Una volta giunti in Italia, i profughi sono accolti a spese delle nostre associazioni in strutture o case. Insegniamo loro l'italiano, iscriviamo a scuola i loro bambini, per favorire l’integrazione nel nostro paese e aiutarli a cercare un lavoro”.
Accolti duemila rifugiati in Europa
“Da febbraio 2016, siamo già riusciti ad accogliere e integrare circa duemila rifugiati in Europa – conclude Mauro Garofalo - anch’essi sono un’opera di pace che invita ad affrontare in modo adeguato il dramma degli oltre 68 milioni di profughi oggi nel mondo, vittime non solo di guerre ma anche di discriminazioni razziali e disastri ambientali”.
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