Libia: l’Onu avvia un dialogo per la sicurezza di Tripoli
Marco Guerra – Elvira Ragosta – Città del Vaticano
Non si ferma l’escalation di violenze in Libia. La Settimana Brigata, ostile al governo del Presidente Fayez Serraj, ha raggiunto la periferia della capitale Tripoli. "Violenti scontri fra la Settima Brigata e la sicurezza centrale" sono in corso nell'area Abu Salim, riferisce un tweet dell'emittente Al Ahrar citando una "fonte della sicurezza" e riferendosi alla milizia ribelle.
Si aggrava bilancio vittime
Secondo il ministero della Salute il bilancio delle vittime degli ultimi 8 giorni è di 47 morti, tra cui numerosi civili, e 130 feriti. Gli scontri sono iniziati quando la Settima Brigata, di stanza a Tarhouna (città a 60 km da Tripoli), ha attaccato alcune aree della zona sud della capitale in mano a milizie che sostengono il governo di concordia nazionale.
Serraj chiede l’aiuto della milizia di Misurata
Per arginare l’offensiva degli insorti il presidente Serraj ha proclamato lo stato di emergenza e ha dato mandato alla milizia Forza Anti Terrrorismo di Misurata, guidata dal generale Mohammed Al Zain, di entrare nella capitale e far terminare le violenze nella periferia sud della città.
Onu convoca un incontro tra le parti
Intanto la Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) ha convocato per domani alle 12 ''in un luogo che verrà annunciato in seguito'' le varie parti coinvolte negli scontri. Nella nota diffusa da Unsmil si legge che l'obiettivo dell'incontro è quello di avviare un “'dialogo urgente sull'attuale situazione della sicurezza a Tripoli”. La convocazione segue quanto scritto nelle '”pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite” e “l'offerta del Segretario generale delle Nazioni Unite di mediare tra le varie parti libiche”.
Sensini: le milizie mirano agli asset del Paese
Per lo storico e analista di geopolitica Paolo Sensini, la situazione in Libia dopo il 2011 non si è mai ripresa completamente e sono diverse le milizie che già da tempo si contrappongono tra di loro e si vogliono impossessare degli asset principali del Paese.
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