LoppianoLab. Il prof. Bruni: esiste un'economia che libera la persona
Adriana Masotti - Città del Vaticano
“Dal sogno all’impegno. Educazione, partecipazione, lavoro a cinquant’anni dal ’68”: questo il titolo che si è dato all'edizione di quest'anno, con un pre-LoppianoLab, domani 28 settembre, dedicato all’economia con la Convention italiana dell’Economia di Comunione (EdC).
LoppianoLab, laboratorio nazionale di economia, cultura, comunicazione e formazione, è promosso dal Polo Lionello Bonfanti, dal Gruppo Editoriale Città Nuova, dall’Istituto Universitario Sophia, dal Movimento dei Focolari in Italia e dal Centro internazionale di Loppiano.
Le origini dell'Economia di Comunione
“Bisogna puntare a cambiare le regole del gioco del sistema economico-sociale” ha detto Papa Francesco agli imprenditori ed economisti che hanno aderito al progetto di Economia di Comunione incontrandoli a Roma il 4 febbraio 2017. Sulla scia di questo invito l’appuntamento annuale promosso presso il Polo imprenditoriale Lionello Bonfanti. “Un agire economico quello di Economia di Comunione - dice ai nostri microfoni l'economista Luigino Bruni, docente alla LUMSA di Roma e coordinatore internazionale progetto EdC - che nasce nel 1991 da un’esperienza forte di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, che visitando la città di San Paolo in Brasile, vide il contrasto enorme tra ricchi e poverissimi. Provò un’ inquietudine profonda e propose a tutto il suo Movimento di dar vita a imprese che decidessero di utilizzare i due terzi degli utili prodotti per progetti di sviluppo per i più poveri e per fa studiare i giovani per formarli ad una cultura del dare, e non alla cultura del prendere e dell’avere che è tipica del nostro tempo e di tutti i tempi”. (Ascolta l'intervista al prof. Luigino Bruni sull'Economia di Comunione)
Un'economia che libera la persona
Oggi, dopo 27 anni da quel 1991, un migliaio di imprese in tutto il mondo e tante altre simpatizzanti si ispirano a questo modello che significa vivere l’economia come impegno morale. Oggi, sostiene il prof. Bruni, è necessario riscoprire l'economia come dimensione che libera la persona e che crea la comunità. Quanta distanza dalla prassi economica in cui siamo immersi! "Sì, la distanza è ciò che si vede - risponde Luigino Bruni - ma in realtà se noi guardiamo bene ciò che accade oggi, in tanta economia troviamo molta più etica e più attenzione alla persona di quanto non ci raccontino i media, e noi come Economia di Comunione, vogliamo far vedere ciò che già c’è di umano nell’economia, non solo inventarcelo noi, perché c’è tantissima umanità nell’economia, c'è tanta vita”.
I problemi del sistema economico in Italia
La Convention vuole dunque mostrare ciò che di solito non si vede e cioè il positivo, ma non nega i problemi da risolvere. Tra i nodi dell’attualità che verranno affrontati: il lavoro e i giovani, lo sfruttamento lavorativo, specie dei migranti, il caporalato. “Certo perché l’economia è dentro la vita della gente; è dentro la politica … Basta pensare all’Italia. Certamente c’è uno sfruttamento da parte di alcuni speculatori - più che imprenditori - o delinquenti che trattano le persone come delle merci, però c’è anche tutta una cultura dell’altro, dell’accoglienza, che però manca a livello politico, e ciò non rende semplice la vita all’imprenditore che vuole fare le cose per bene. Quindi chiaramente l’economia è la fotografia di un Paese: più un Paese ha una cultura civile, più l’economia è civile.
Giovani e lavoro. Il 'reddito di cittadinanza'
E poi il ‘reddito di cittadinanza’ allo studio del governo in Italia. L'economista Bruni contesta l'uso sbagliato delle parole che non corrispondono a ciò che si pensa di fare e aggiunge: "Io del cosiddetto ‘reddito di cittadinanza’ penso da una parte bene, da una parte meno. Se gli interventi servono ad aiutare la gente a lavorare mi piacciono, perché l’obiettivo di una democrazia è che la gente possa lavorare e non sopravvivere con un assegno. Quindi noi dovremmo aiutare chi perde il lavoro a gestire bene il passaggio, ma non dobbiamo dormire la notte finché un giovane non lavora, perché se un giovane non lavora si perde la parte più bella della vita. Quindi - conclude Luigino Bruni - il ‘reddito di cittadinanza’ mi piace se sussidiario al lavoro; se diventa un sostituto al lavoro allora no, perché il lavoro è molto di più che uno strumento per sopravvivere, il lavoro è troppo di più!
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