Mercati agricoli equi e integrati per sfamare il pianeta
Roberta Gisotti – Città del Vaticano
Il commercio internazionale agricolo, se rimodellato secondo i cambiamenti del clima, che incidono fortemente sulla sicurezza alimentare dei Paesi, potrà avere un ruolo decisivo per garantire il diritto al cibo per tutti. Ne è convinto il direttore generale della Fao, Josè Graziano da Silva, che ammonisce a non allargare il divario oggi esistente tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo.
"Il commercio internazionale – spiega infatti da Silva - ha il potenziale di stabilizzare i mercati e ridistribuire il cibo dalle regioni in eccedenza verso quelle deficitarie, aiutando gli Stati ad adattarsi ai cambiamenti climatici e contribuire alla sicurezza alimentare". Da qui l’urgenza di integrare le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) con i nuovi impegni internazionali assunti nell’ambito dell’Accordo di Parigi, in tema di cambiamenti climatici.
Spendere di più in ricerca, sviluppo e servizi all'agricoltura
Succede infatti che molti Paesi si affidano ai mercati internazionali come fonte di cibo, a causa di alti costi della produzione agricola interna (risorse limitate di terra ed acqua) o quando il clima o altri disastri naturali riducono la produzione alimentare. Servono dunque mercati equi, aperti e integrati, che sappiano considerare priorità ed obiettivi nazionali e servono politiche di sostegno agli agricoltori, specie nei Paesi meno sviluppati, per incrementare la produzione, rafforzando la loro capacità di adattamento ai cambiamenti del clima e riducendo anche le emissioni di gas serra.
La Fao invita i governi a spendere di più in ricerca e sviluppo e servizi di divulgazione per incoraggiare approcci intelligenti alle condizioni climatiche da parte degli agricoltori, perché possano essere competitivi ed ottenere un migliore equilibrio nel rendimento di esportazioni e importazioni alimentari.
Cresce la presenza dei Paesi emergenti
Il rapporto presenta poi le attuali tendenze del commercio globale e vi sono molte soprese. Dopo la rapida crescita del commercio agricolo tra 2000-2008 e le contrazioni nel periodo 2009-2012, si è registrata una ripresa lenta fino ad oggi, ma nel quadro globale tra il 2000 e il 2016 il commercio agricolo è cresciuto notevolmente passando da 570 miliardi di dollari a mille miliardi e 600 milioni di dollari, più che triplicato. Ciò è stato determinato in gran parte dall'espansione economica della Cina e dall'aumento della domanda globale di biocarburanti, ma anche tutte le economie emergenti hanno incrementato la loro presenza nel commercio agricolo globale, con l'aumento dei redditi pro-capite e la riduzione dei livelli di povertà. Ciò ha fatto aumentare il consumo di cibo e le importazioni ed ha portato a guadagni nella produttività agricola, spingendo verso l'alto le esportazioni alimentari, non solo verso i mercati del mondo industrializzato ma anche verso altri Paesi del Sud del mondo.
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