Osa condanna violenza in Nicaragua. Ancora proteste
Patricia Ynestroza – Città del Vaticano
Il Consiglio Permanente dell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa) ha approvato ieri una risoluzione sugli "eventi recenti in Nicaragua" in cui esprime la sua "forte condanna degli atti di violenza, repressione e violazioni dei diritti umani e degli abusi" commessi contro la popolazione del Nicaragua, come documentato dalla Commissione Interamericana per i Diritti Umani e dall'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani.
Il sostegno alla risoluzione di 19 Paesi
La nuova risoluzione sul Nicaragua ha ottenuto il sostegno di 19 Paesi, 4 voti contrari, 9 astensioni e 2 assenti. Venezuela, Bolivia, Saint Vincent e Grenadine e Nicaragua hanno votato contro l'iniziativa. Dal canto suo il rappresentante di Managua, Luis Exequiel Alvarado Ramírez, ha ribadito che il suo governo "non riconosce" la risoluzione dell'Osa, che considera parte delle politiche "imperialistiche ed espansionistiche" di Washington. La risoluzione ha superato la soglia dei 18 voti necessari per essere approvata e ha avuto il sostegno di 19 Paesi, tra cui Cile, Colombia, Messico, Argentina, Perù e Stati Uniti.
Ripresa del dialogo nazionale
Il documento esorta il governo nicaraguense a rispettare l'impegno di fornire l'assistenza necessaria al meccanismo speciale di follow-up per il Nicaragua (Meseni) e al gruppo interdisciplinare di esperti indipendenti (Giei), "dando loro accesso e fornendo loro le informazioni necessarie per la corretta esecuzione del loro mandato". Chiede inoltre che siano create le condizioni per ristabilire un dialogo serio tra le parti per redigere un calendario elettorale concordato congiuntamente nel contesto del processo di dialogo nazionale.
Ieri marcia dell'opposizione
“Vogliamo un Nicaragua libero, libertà per i prigionieri politici": migliaia di persone hanno manifestato ieri nella capitale Managua per chiedere le dimissioni del presidente Daniel Ortega. Il Presidente, al potere da undici anni, è accusato dai suoi oppositori di aver instaurato una dittatura segnata dalla corruzione e dal nepotismo con la moglie e il vice-Presidente Rosario Murillo. La marcia, chiamata "Vamos ganando! (Stiamo vincendo!), è stata organizzata dall'Alleanza civica per la giustizia e la democrazia e da altri movimenti sociali di opposizione. Gli oppositori hanno anche chiesto il rilascio di più di 300 nicaraguensi imprigionati per essersi opposti al governo, così come elezioni anticipate nel 2019, due anni prima della scadenza ufficiale. La polizia antisommossa ha seguito la marcia senza intervenire e non sono stati segnalati incidenti.
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