Rapporto Unctad 2018: commercio globale dominato da multinazionali
Amedeo Lomonaco - Città del Vaticano
Il potere economico si sta concentrando in un numero sempre minore di grandi imprese multinazionali. "L'iper globalizzazione non ha portato agli sperati benefici diffusi". "Il dogma del libero scambio è stato a lungo la scusa per ridurre lo spazio di manovra per i Paesi in via di sviluppo e diminuire le protezioni per i lavoratori e le piccole imprese, a tutto vantaggio delle rendite delle grandi imprese multinazionali". Sono alcune delle osservazioni contenute nel rapporto 2018 dell'Unctad, organizzazione delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo, incentrato sul tema: “Potere, piattaforme e la disillusione del libero mercato”. Alla presentazione, nella sala Marconi di Palazzo Pio, è intervenuto tra gli altri il cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. E' stato ricordato, in particolare, che aumentano le disuguaglianze e cresce il debito nei Paesi sviluppati e in via di sviluppo, "per un debito globale totale pari a 247 trilioni di dollari, il 50% in più rispetto al periodo pre-crisi”.
Ripresa lenta
L'economista dell'Unctad, Piergiuseppe Fortunato, a Vatican News ricorda i passaggi centrali del Rapporto 2018: nel dossier si sottolinea il fatto che l'economia mondiale si stia riprendendo molto lentamente. Alla base delle problematiche, ci sono le scelte di politica economica prese a livello globale. Per quanto riguarda il commercio estero, gli accordi bilaterali provocano implicazioni sugli investimenti, sui diritti di proprietà, sui trasferimenti di tecnologia che stanno creando grandissimi problemi per i Paesi più poveri. Nel contesto di politica macroeconomica si registrano solo politiche monetarie espansive. Questo ha creato, negli ultimi anni, una ripresa molto lenta e una crescita del debito notevole, rendendo l'economia mondiale più vulnerabile. Il cardinale Peter Turkson sottolinea che quanto sta accadendo oggi nello scenario economico mondiale smentisce gli assunti della globalizzazione e del libero scambio.
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