Yemen: rinviati i colloqui di pace a Ginevra. Appello dell’Unicef
Michele Raviart – Città del Vaticano
Sono stati posticipati a domani gli attesi colloqui di pace sullo Yemen a Ginevra, i primi sotto l’egida delle Nazioni Unite dall’inizio del conflitto. A far slittare l’incontro il mancato arrivo dei rappresentanti delle milizie sciite Houti. Martin Griffiths, Inviato speciale dell’Onu per lo Yemen, si è detto tuttavia fiducioso per l’inizio delle trattative tra le parti governative appoggiate dall’Arabia Saudita e i ribelli filo-iraniani. Una guerra iniziata nel marzo 2015 con gli scontri tra i sostenitori del presidente Abed Rabbo Mansour Hadi e ribelli sciiti dell’ex presidente Ali Abduallah Saleh, che controllano la capitale San’a.
8 milioni di persone a rischio carestia
Per le Nazioni Unite quella in Yemen è la peggiore crisi umanitaria in corso, con 18 milioni di persone che hanno difficoltà a trovare del cibo e 8 milioni “pericolosamente vicini” alla carestia. A farne le spese sono soprattutto i bambini, spesso anche arruolati come soldati. Lo scorso mese, denuncia l’Unicef, ne sono morti 55, mentre a luglio le vittime sono state 21. “Noi ci attendiamo sicuramente che le parti trovino un’intesa, che ci sia un cessate il fuoco, soprattutto perché i bambini in questo Paese stanno pagando un prezzo altissimo”, spiega Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia (Ascolta l'intervista integrale ad Andrea Iacomini sulla situazione in Yemen). “Ho definito spesso lo Yemen ‘la nuova Siria’ perché veramente ha dei numeri, delle atrocità, che non hanno nulla di meno rispetto a quello che abbiamo vissuto e visto purtroppo negli ultimi sette anni dell’escalation della guerra siriana”, continua, è un conflitto complesso, anche questa volta, in qualche modo le parti si vengano incontro perché soprattutto la vita dei bambini, ma anche dei civili, deve essere preservata”.
La necessità di una soluzione politica
I membri del Consiglio delle Nazione ha ribadito nei giorni scorsi che “ci può essere solo una soluzione politica al conflitto” in Yemen e che “queste prime consultazioni sono un passo necessario e importante” per “risolvere il conflitto, migliorare la situazione umanitaria e portare pace, prosperità e sicurezza per tutti i cittadini”.
Un Paese in ginocchio
La situazione nel Paese, infatti, resta critica. “I servizi sociali funzionano a malapena e spesso sono al collasso perché lo Yemen è già un Paese estremamente povero in quest’area, dove ogni anno muoiono 40mila bambini per cause prevenibili o curabili, i dipendenti pubblici non ricevono lo stipendio da due anni, abbiamo infrastrutture civili indebolite; le reti idriche, le scuole, ripetutamente distrutte, spesso utilizzare come rifugio”, afferma ancora Andrea Iacomini: “sono state attaccate anche le strutture sanitarie. Quindi diciamo che anche l’offerta dei beni di base è molto scarsa. Il Paese è davvero in ginocchio e quindi bisogna a tutti i costi di andare incontro ai bisogni di questa popolazione”.
L’appello dell’Unicef
“Se non agiamo adesso”, denuncia l’Unicef in un appello a firma del direttore generale Henrietta H. Fore, “l’impatto di questa guerra ci tormenterà per le prossime generazioni. Anche si conflitto dovesse finire oggi, ci vorrebbero anni per ricostruire il Paese”.
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