Bhatti: l'assoluzione di Asia Bibi speranza per il Pakistan e per il mondo
Debora Donnini - Città del Vaticano
Un Calvario durato 9 anni, 9 anni di sofferenze, lacrime, preghiere, lontana dal marito e dai suoi cinque figli. Un Calvario a cui oggi è stato messo un punto. Con grande gioia nel mondo è stata accolta la notizia che la Corte Suprema del Pakistan ha assolto Asia Bibi, la donna cristiana in carcere dal 2009 con l’accusa di blasfemia. Viene così cancellata la condanna a morte per impiccagione, che le era stata inflitta nel 2010. In ottobre la stessa Corte Suprema aveva ascoltato l’appello della difesa e stamani ha reso noto il verdetto.
Una donna semplice, una contadina di un piccolo villaggio del Punjab. La sua vicenda inizia un giorno d’estate, con 45 gradi: da una domenica di lavoro nei campi per 250 rupie e dal desiderio di bere un po’ d’acqua da un pozzo. La racconta lei stessa nel Libro “Blasfema”, scritto nel 2011 assieme alla giornalista francese, Anne-Isabelle Tollet. Alcune donne la accusano di aver contaminato l’acqua, in quanto cristiana. Quindi nasce una discussione nella quale Asia Bibi viene accusata di blasfemia. La situazione precipita. Asia viene incarcerata. Arrivano gli oltraggi e le umiliazioni nella cella sporca e buia e la consapevolezza che né lei né la sua famiglia avrà più pace. “Salvatemi”, chiedeva nel libro nel quale fin da subito aveva manifestato la sua forte fede: “Se oggi, nonostante tutto, sono ancora viva, certamente non è per caso, ma perché Dio mi ha affidato una missione”. E, oggi, l'assoluzione è arrivata.
Fra coloro che sono andati a trovarla in carcere, anche il cattolico, Shahbaz Bhatti, allora ministro per le Minoranze, e il governatore del Punjab, Salman Taseer, musulmano, che si erano opposti alla legge sulla blasfemia. Per questo, hanno pagato con la vita: uccisi, nel 2011, a pochi mesi l’uno dell’altro. “Un musulmano e un cristiano, che versano il loro sangue per la stessa causa: forse in questo c’è un messaggio di speranza”, diceva Asia nel libro. A seguire, da vicino, la sorte della donna, è stato anche il fratello di Shahbaz, Paul Bhatti oggi presidente del Movimento di tutte le minoranze del Pakistan, che nell’intervista a Vatican News sottolinea come la cancellazione della condanna a morte di Asia Bibi sia “una grande speranza per il Pakistan e per le minoranze" ed "una soddisfazione per tutti noi”. C'è però timore per le proteste di gruppi estremisti esplose dopo l'assoluzione della donna:
R. - Per Asia Bibi non è sicuro restare in Pakistan. Già due, tre settimane fa, gli estremisti pakistani avevano indetto una riunione nella quale avevano dichiarato che se Asia Bibi fosse stata liberata, ci sarebbe stata una grande manifestazione e avrebbero bloccato tutto il Pakistan. E infatti stamattina si sono svolte delle manifestazioni. Mia moglie stava andando a scuola ed è rimasta bloccata, è dovuta uscire dalla macchina ed è andata a piedi. In tutte le città ci sono grandi manifestazioni che bloccano le strade, si bruciano le gomme delle macchine… La notizia dell'assoluzione di Asia Bibi, però, rispecchia il coraggio della Giustizia attuale e del Paese che sta andando verso una convivenza pacifica ed il rispetto delle minoranze. Io ho letto il verdetto della Corte Suprema – sono 57 pagine – ed è stato molto bello. Lo stesso capo della Corte Suprema, Saqib Nisar, di religione musulmana, ha dichiarato: “Noi siamo obbligati, dalla fede, a difendere le persone più deboli e non a ucciderle o discriminarle”. E alla fine ha detto che, non trovando niente contro di lei, Asia Bibi sarebbe stata assolta immediatamente. E questo ci ha dato una grande speranza, anche se al tempo stesso ci sono timori, come quello che di una ripercussione contro i cristiani.
Da ricordare che la legge sulla blasfemia colpisce prima di tutto tanti musulmani, non solo le minoranze religiose…
R. – Sì, è vero. Ma qui non parliamo solo della legge, parliamo di un'ideologia. Perciò in questo caso la Corte Suprema, dopo che le Corti di primo e secondo grado avevano confermato la pena di morte, ha annullato tutte queste pene dichiarando Asia Bibi innocente: che poi è la verità. Ha anche ignorato tutte le critiche, le minacce e le ripercussioni che possono subire anche i giudici. I giudici tante volte in passato sono stati uccisi per queste cose. Allora questa decisione dimostra un grande coraggio.
Lei ricordava le manifestazioni di protesta. Oggi la Corte Suprema è circondata da poliziotti. Il capo del partito islamista, Khadim Hussain Rizvi, ha infatti organizzato una protesta nazionale. C’è poi il timore che gruppi fondamentalisti possano compiere gesti di violenza. Cosa fomenta tanto odio, secondo lei?
R. – C’è una storia lunga dietro. A volte ai bambini viene fatto il lavaggio del cervello e viene istigato loro un messaggio di odio contro i cristiani, contro gli occidentali, contro tutti i non musulmani: si dice loro che queste persone vogliono fare del male al loro Profeta.
Quindi c’è anche un problema educativo. Voi, come movimento, vi impegnate in questo senso?
R. – Certo, noi come Movimento stiamo cercando di sottolineare dove vengono preparati questi bambini e dove si trovano le scuole che educano al messaggio dell’odio. Questo è contro l’umanità ed è contro il Pakistan.
Asia Bibi ha dato anche una testimonianza di fede, non nascondendo ovviamente la sua sofferenza: “Se sono ancora viva – disse nel 2011 – certamente non è per caso, ma perché Dio mi ha affidato una missione”. Ecco, la fede di Asia Bibi ha confortato i cristiani, è stata un segno?
R. – Sì. Penso che ci sia anche questo grande segno: nonostante questa sofferenza, lei è rimasta fedele al suo credo. Nel marzo scorso, abbiamo fatto una riunione a cui è venuto il figlio di Benazir, Bilawal Bhutto Zardari a capo del Partito Popolare Pakistano, che ha sottolineato l'innocenza di Asia Bibi e ha detto che doveva essere liberata. Questo è stato un grande sostegno: il fatto che il capo di un grande partito politico abbia sostenuto Asia Bibi e l’abbia dichiarata innocente pubblicamente. Una delle battaglie di mio fratello, Shabaz Bhatti, è stata contro la blasfemia, contro le persone discriminate o accusate ingiustamente. Questa grande battaglia, che lui ha condotto, oggi ha portato frutto, e questa è una speranza per il Pakistan e per il resto del mondo.
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