Comunità e dipendenze: Open Day per condividere le esperienze
Stefano Leszczynski - Città del Vaticano
Le comunità di accoglienza e di recupero, come i centri di ascolto e altre realtà del sociale aprono oggi e sabato 27 ottobre le proprie porte alla società civile e alle istituzioni per raccontare se stesse, il lavoro che fanno, le storie di chi anima i propri progetti.
Il Tavolo Ecclesiale Dipendenze
Un’iniziativa, in collaborazione con la Caritas Italiana, che parte dai componenti del Tavolo ecclesiale per le dipendenze per far conoscere il mondo del disagio e abbattere le barriere della diffidenza: Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Casa dei Giovani, Compagnia delle Opere-Opere Sociali, Comunità Emmanuel, Comunità di Sant'Egidio, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), Federazione Italiana Comunità Terapeutiche (FICT), Salesiani per il sociale-Federazione Scs/Cnos.
L'Open Day per conoscersi
Nelle due date scelte per l'Open Day, verrano offerti alla cittadinanza diversi eventi come una visita alla struttura di accoglienza, un'attività educativa di prevenzione per gli studenti, una manifestazione sportiva con ospiti, una cena e altro ancora. Momenti non pensati per addetti ai lavori, ma per tutti, per conoscersi e capire se insieme si può fare qualcosa di più per il bene della collettività. Da anni le organizzazioni aderenti al Tavolo accolgono persone che, pur vivendo una qualche difficoltà, a volte anche grave, non hanno rinunciato a immaginare il futuro. Sono al loro fianco per aiutarle a ricostruire la propria esistenza. Una cura della vita che è una risorsa per la comunità locale, un valore per quella ecclesiale.
Un'iniziativa che vuol collegarsi al Sinodo per i giovani
La scelta del mese di ottobre poi non è casuale, ma va interpretata alla luce del Sinodo dei Giovani e dell’occasione che offre per mettersi in contatto con il mondo giovanile. Come spiega, ai microfoni di Radio Vaticana Italia, Bartolomeo Barberis dell'Associazione Giovanni XXIII, che insiste sulla necessità che la società riannodi i legami al suo interno e si riscopra davvero una comunità, responsabile dei più deboli, e non in atteggiamento di delega come sempre più spesso avviene.
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