Ebrei e cattolici fanno memoria della deportazione del ghetto di Roma
Marco Guerra – Città del Vaticano
Mille passi per ricordare il settantacinquesimo anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma, mille passi come quelli fatti dagli ebrei romani il 16 ottobre del 1943 per raggiungere il Collegio Militare, in Palazzo Salviati a via della Lungara. A camminare insieme oggi sono stati i superstiti della deportazione nazista e i cattolici aderenti all’associazione Ricordiamo insieme, animata dai coniugi tedeschi Federica e Tobias Wallbrecher.
L’incontro in piazza San Pietro
L’iniziativa ha preso il via oggi pomeriggio alle ore 15:30 in piazza San Pietro, dove è stata recitata la preghiera sulla Shoah scritta dal vescovo di Aquisgrana, Klaus Hemmerle, nel 1988. Dopo è stato il momento dello struggente canto composto da David Fastag in un carro bestiame che lo deportò nel campo di Treblinka, interpretato per l’occasione da Marco Di Porto.
Padre Etienne Veto: un cammino nella fratellanza
Sempre in piazza San Pietro ha poi preso la parola padre Etienne Veto, direttore del Centro Bea per gli studi giudaici della Pontificia Università Gregoriana. “Noi cattolici di Roma ci sentiamo chiamati a fare un passo per lasciare i nostri luoghi e andare verso la comunità ebraica. Per andare verso chi porta una ferita del passato e un lutto che non è possibile condividere fino in fondo, anche se è possibile fare un pezzo di camino insieme”: ha detto Padre Etienne. Il religioso ha poi ricordato che “camminare con le ferite che abbiamo ci permette di vedere che queste ferite non ci impediscono di vivere, il cammino fa sperimentare che la fratellanza è possibile”. Prima di lasciare la piazza Leo Limetani, figlio di Settimio tornato a piedi da Auschwitz, ha letto alcuni passaggi del libro di Sami Modiano, che racconta i tragici mesi passati da quest’ultimo nel campo di sterminio Aushwitz Birkenau.
La marcia silenziosa fino a via della Lungara
Tutti i partecipanti hanno quindi iniziato a muoversi dalla piazza abbracciata dal colonnato del Bernini in direzione del Collegio Militare. Una marcia silenziosa, con i cuori dei discendenti delle famiglie deportate che sono tornati ai quei giorni dell’ottobre del ’43. Oltre mille storie di vittime; anziani, padri, madri e bambini che hanno lasciato Roma dalla stazione Tiburtina per non farvi più ritorno. Ricordi che si intrecciano con quelli dei parenti dei sopravvissuti scampati al rastrellamento perché riparati nei paesi della campagna romana.
Scandito l’elenco di tutti i deportati
All’arrivo a Palazzo Salviati il momento più toccante: viene scandito l’elenco dei 1259 ebrei romani condotti al Collegio Romano. I nomi di tutte le vittime risuonano nell’atrio del palazzo per impedire che le persone uccise siano dimenticate.
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