Giornata mondiale della salute mentale: troppi rischi per i giovani
Cecilia Seppia - Città del Vaticano
Il 50% dei problemi di salute mentale inizia a 14 anni ed il suicidio è la seconda causa di morte negli under 25. E’ l’allarme lanciato dagli psichiatri per la Giornata mondiale della Salute Mentale, indetta dall’Onu, quest’anno sul tema “Giovani e salute mentale in un mondo che cambia”. In termini di importanza, la malattia mentale più diffusa tra gli adolescenti è la depressione, purtroppo sottovalutata e difficilmente individuata in tempo, senza considerare l’uso di alcol e droghe illecite. Serve prevenzione, servono fondi da investire in questo ambito, servono programmi specifici nelle scuole e a più livelli per facilitare il riconoscimento di tutti quei fattori 'tossici' che possono favorire l’esordio e il mantenimento di patologie psichiche. A dirlo è il dott. Roberto Mezzina, direttore del Dipartimento di salute mentale dell’azienda sanitaria di Trieste (ASUITs) e collaboratore dell’Organizzazione mondiale della sanità. (Ascolta l’intervista a Roberto Mezzina)
I fattori di stress
L’adolescenza e i primi anni dell'età adulta sono un momento della vita in cui si verificano molti cambiamenti, ad esempio cambiare scuola, uscire di casa e iniziare l’università in un'altra città o un nuovo lavoro. Per molti ragazzi, questi, possono essere momenti di forte stress e apprensione che se non riconosciuti e gestiti, portano a malattie mentali. Anche l’aumento dell’utilizzo delle tecnologie digitali, dei social network può arrecare ulteriori pressioni date dall’essere costantemente connessi alle reti virtuali e sempre più disconnessi dalla realtà.
La pressione digitale
“La pressione delle informazioni, la pressione delle tecnologie, la rarefazione delle relazioni interpersonali dirette, quindi la connettività estrema garantita delle reti virtuali - afferma il dott. Mezzina - creano un assoluto rischio e condizioni di rischio, a volte anche di danno evidenziabile per la salute mentale di ognuno. I giovani, per la plasticità del loro cervello, per le condizioni che vivono di trasformazione della loro identità ma anche per l’età di transizione in sé, sono più esposti e soprattutto sono in condizioni di apprendimento attivo, e se i loro comportamenti sono esclusivamente o fondamentalmente focalizzati sulle reti virtuali, queste diventano un fattore anziché di connessione, di isolamento sociale”.
Giovani ed emergenze umanitarie
Capitolo a parte i giovani che vivono in aree colpite da emergenze umanitarie come conflitti, disastri naturali ed epidemie, che diventano particolarmente vulnerabili al disagio mentale e alla malattia perché perdono prematuramente i legami familiari, vedono distrutte le loro case, le scuole, i punti di riferimento e vengono colpiti psicologicamente da drammi che non possono e non devono affrontare da soli. Servono dunque anche iniziative dedicate ai migranti che vanno coinvolti in programmi volti al benessere, all’aggregazione, alla socializzazione e all' inclusione, all’espressione e alla lotta allo stigma, alla partecipazione e al protagonismo, alla formazione e all'inserimento lavorativo, senza mai dimenticare i loro diritti.
I diritti dei malati
L’ospedale e le cure psichiatriche devono essere però, per il dott. Mezzina, l’ultima ratio; fondamentali sono invece l’ascolto e la comprensione, tematiche su cui si sta insistendo molto anche nel Sinodo dei Vescovi, dedicato proprio ai giovani. Mai però dimenticare i diritti: chi soffre di malattie mentali deve essere curato e sostenuto al pari di chi è colpito da malattie fisiche, è una grave mancanza istituzionale, aggiunge lo psichiatra, ridurre questi malati a "cittadini di serie B".
Comprensione e dialogo
“Il messaggio dell’Oms è molto chiaro, e io lo condivido pienamente. Dice: ‘La prevenzione inizia con una migliore comprensione’. Quindi - ribadisce il dott. Mezzina - genitori e insegnanti sono i due pilastri su cui si può riuscire a fornire un sostegno alla salute mentale dei giovani; prevenire, fare promozione di salute perché questo è poco noto, ma la promozione della salute mentale, che parte dagli stili di vita, dal rafforzamento di quelle che oggi si chiamano le “life skills”, cioè le capacità di vita complessive che sono spesso capacità di relazione, di interfacciamento con gli altri. Questi tipi di supporti vengono già insegnati nelle scuole italiane, ma la famiglia è il luogo dove si manifestano i primi 'sintomi'. Quindi, bisogna essere capaci di cogliere i primi segnali di un malessere che diventa poi rapidamente disturbo psichiatrico e quindi malattia, anche se poi noi non riusciamo a dare una risposta. Il tema è quello del riconoscimento precoce, dell’intervento precoce e quindi della costruzione di servizi che vedono necessariamente l’ospedale molto, ma molto sullo sfondo: se possibile, mai per un adolescente”.
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