Premio cittadino europeo 2018 a don Colmegna
Andrea De Angelis – Città del Vaticano
Fra i 50 premiati, anche quattro italiani: Antonio Silvio Calò, 57 anni, che nel 2015, ha ospitato insieme alla sua famiglia, nella sua casa di Povegliano, in provincia di Treviso, sei migranti. Paola Scagnelli, primario di radiologia dell’ospedale di Lodi, che durante le ferie presta il suo servizio di medico a Tabora, in Tanzania, presso una casa famiglia gestita dalle suore della provvidenza per l’infanzia abbandonata. La Fondazione bresciana assistenza psicodisabili onlus, che attraverso il Centro abilitativo per minori Francesco Faroni, segue gratuitamente novanta minori autistici a partire dall’età di due anni. Infine don Virginio Colmegna, ex direttore di Caritas Lombardia, attivo sin dagli anni Ottanta come fondatore di comunità di accoglienza nel campo della sofferenza psichica e dei minori, oltreché per il reinserimento lavorativo dei detenuti.
“Siamo educati dai poveri”
Poco prima della premiazione, abbiamo raggiunto telefonicamente don Virginio Colmegna a Bruxelles. “Devo chiarire subito che questa riconoscenza va ai miei volontari, agli operatori e soprattutto agli esperti che ho incontrato. Quando si dice ‘Chiesa povera dei poveri’, che siamo educati dai poveri, è proprio vero”, ha detto don Colmegna, ricordando poi il cardinal Martini che “volle la Casa della Carità per farla diventare un luogo di ospitalità, ma anche di cultura, spiritualità e dialogo tra credenti e non credenti”.
Prima le persone
“C’è una frase che campeggia alla Casa della Carità in questo momento: prima le persone. Credo sia un grande messaggio”, spiega il direttore della struttura. “La gioia di un linguaggio di pace, di riconciliazione è una gioia vera, che arricchisce”, aggiunge, sottolineando come sia la stessa gioia che prova nell’ascoltare i richiami del Papa in tal senso. “Tale operazione – afferma – ha sì una ricaduta sociale, ma non è un’operazione sociale perché nasce soprattutto dalla bellezza feconda del Vangelo”.
L’accoglienza produce regolarità
Don Virginio Colmegna affronta poi la questione dell’accoglienza ed i risvolti sociali e politici che inevitabilmente la accompagnano. “In Italia si sta creando un paradosso per il quale chi vive di solidarietà ed ospitalità è produttore di irregolarità, quando è l’esatto contrario! Questa voglia di lanciare slogan, il decreto sicurezza producono tanti irregolari – afferma l’ex direttore della Caritas ambrosiana -, perché aprendo alla conflittualità si produce irregolarità”. “Noi siamo per una produzione continua di regolarità, l’accoglienza produce regolarità. Il nostro tempo, questo periodo – conclude – è fecondo per annunciare il Vangelo. Il Papa parla di evangelizzazione per attrazione, la capacità di portare la gioia evangelica attraverso la carità”.
Il premio del cittadino europeo
Per l’undicesima edizione del premio sono cinquanta gli individui, le associazioni e le organizzazioni dei 28 Stati membri ad aver ricevuto il riconoscimento a livello dell’intera Ue. Istituito nel 2009 dal Parlamento europeo, intende ricompensare singoli individui o gruppi di persone che hanno profuso un impegno eccezionale in attività o azioni che si distinguono per il loro carattere di eccezionalità nel promuovere una migliore comprensione reciproca e una stretta integrazione tra i popoli degli Stati membri; in azioni quotidiane che mettono in pratica i valori dell'ospitalità, della solidarietà e della tolleranza o che incoraggiano l'integrazione europea ed in azioni particolarmente meritevoli intraprese da cittadini nel contesto del lavoro dell'Unione europea con paesi terzi e che traducono in pratica i valori della solidarietà e della cooperazione internazionale. Ogni candidato deve essere proposto e presentato da almeno un eurodeputato e la giuria è composta da eurodeputati e da alcune personalità di rilievo.
Don Virginio Colmegna
Nato a Saronno nel 1945, è stato ordinato sacerdote nel 1969, conseguendo lo stesso anno ha conseguito la licenza in teologia. Collaboratore dell'Azione Cattolica, assistente ecclesiastico della Fuci, già dagli anni ha promosso diverse cooperative e comunità di accoglienza, principalmente nel campo della sofferenza psichica e dei minori. Il cardinale Martini, nel 1993, lo ha designato direttore della Caritas Ambrosiana. Nel 1998 ha assunto le cariche di direttore della delegazione regionale Caritas Lombardia e di presidente dell'Agenzia solidarietà per il lavoro (Agesol) impegnata nel reinserimento lavorativo dei detenuti. Nel 2002, il Cardinal Martini lo ha nominato presidente della neonata fondazione Casa della carità "Angelo Abriani" di cui tuttora è presidente. Nel 2004, ha lasciato la guida della Caritas Ambrosiana per dedicarsi a tempo pieno alla Casa della carità. Nel 2011, la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca gli ha conferito la laurea magistrale honoris causa in Scienze Pedagogiche. Tre anni dopo l'Università degli Studi di Milano gli ha conferito una laurea honoris causa in Comunicazione pubblica e d'impresa.
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