Afghanistan: Onu incoraggia pace necessaria in un Paese stremato
Roberta Gisotti – Città del Vaticano
Dietro le parole incoraggianti del rappresentante del segretario generale dell’Onu in Afghanistan ci sono più incognite che certezze di avere la pace a breve in questo martoriato Paese asiatico. Si è chiusa ieri Ginevra la Conferenza - secondo Tadamichi Yamamoto “costruttiva e produttiva” - convocata dalle Nazioni Unite per fare il punto sulla situazione umanitaria del Paese asiatico, a due anni dal piano di aiuti per circa 15 miliardi di dollari, stanziati nel 2016 dalla comunità internazionale.
I giovani possono fare la differenza
Alla riunione hanno partecipato una ventina di ministri di Paesi donatori insieme al presidente dell’Afghanistan Ashraf Ghani, impegnato a dimostrare che il Paese sta cambiando in meglio. “C’è rinnovato consenso - ha detto - per la Costituzione” specie tra i giovani, che “nati e cresciuti nella guerra sono ora pronti - ha assicurato - a condurre verso la pace” il Paese. Tra le sfide da affrontare, ricordate da Ghani, ci sono la povertà, con il 40 per cento della popolazione sotto la soglia della sussistenza, la mortalità infantile, la lotta all’analfabetismo e l’istruzione delle donne perché “la loro presenza è strategica per la sicurezza nazionale e lo sviluppo economico”. Ma per vincere queste sfide bisogna fermare la guerra che dura da decenni, nel 2019 saranno 40 anni.
Onu sostiene processo di pace guidato dal governo
“E’ il primo incontro in cui la pace è stata al centro” dell’attenzione, ha dichiarato alla stampa Yamamoto, evidenziando la volontà emersa a Ginevra di avviare un processo sostenibile di pace “guidato dal governo afghano”; ciò ha spinto la comunità internazionale ad impegnarsi “a sostenere l’Afghanistan, anche dopo che sarà raggiunto un accordo di pace”.
Invito a Talebani: negoziate e rompete con al-Qaeda
Il presidente Ghani ha annunciato di aver formato – dopo otto mesi di consultazioni con la popolazione – una squadra di negoziatori composta da 12 delegati, donne comprese e guidata dal suo capo di gabinetto Rahimi. “Vogliamo un accordo di pace - ha aggiunto - con l’inclusione dei Talebani in una società democratica e civile”, ponendo come condizione il rispetto della Costituzione, soprattutto dei diritti delle donne e il rispetto della legge nell’operato delle forze di sicurezza. Ha poi ammonito i Talebani a rompere con al-Qaeda. “Nessun gruppo armato - ha chiarito - con legami con reti terroristiche transnazionali e con organizzazioni criminali transnazionali potrà unirsi al processo di pace”.
Elezioni presidenziali del 2019: voto cruciale
Lo stesso Ghani ha indicato tempi lunghi per il processo di pace: ci vorranno, ha ipotizzato, almeno cinque anni, il primo dei quali dedicato alla costruzione della fiducia tra le parti, mentre il Paese si prepara alle prossime elezioni presidenziali, previste nell’aprile 2019, che potrebbero slittare di almeno tre mesi, come già ipotizzato dalla Commissione elettorale indipendente, perché come ricordato da Ghani il voto “è cruciale per il successo dei negoziati di pace“.
Unicef: in aumento violenze e povertà, aggravata da siccità
Dopo decenni di guerra la popolazione afghana è allo stremo e il 2018 si è distinto per l’aumento di violenze e povertà e per una delle peggiori siccità che hanno colpito il Paese. A fare il punto è un rapporto dell’Unicef, pubblicato a margine della Conferenza di Ginevra. Sei milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria; mezzo milione di bambini soffrono di malnutrizione acuta grave; circa cinque mila minori sono stati uccisi o mutilati, nei primi nove mesi del 2018; Tre milioni di scolari non vanno a scuola; i matrimoni precoci hanno raggiunto il tasso del 35%; la copertura vaccinale è scesa sotto il 50%. L’Unicef fa appello per raccogliere nove milioni di dollari necessari per fornire interventi salvavita per la protezione dell’infanzia in ambito nutrizionale ed igienico sanitario oltre che di supporto psicosociale.
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