Asia Bibi: il Pakistan sotto scacco degli integralisti
Luca Collodi – Città del Vaticano
Dopo la sentenza di assoluzione della donna cristiana che ha trascorso otto anni in carcere dopo la condanna a morte nel 2010 per la falsa accusa di blasfemia, il governo ha vietato alla donna di lasciare il Pakistan fino a quando la Corte suprema non si pronuncerà sul ricorso contro l’assoluzione presentato giovedì scorso dagli estremisti, a Lahore. Ma l'avvocato che difende Asia Bibi, Saif Ul Malook ha lasciato il Pakistan per l’Europa. "Con l’assoluzione di Asia Bibi - ha detto - in Pakistan ho firmato la mia condanna a morte. Per questo sono stato costretto a partire e lasciare la mia famiglia ora protetta dall’esercito”.
L’assoluzione contestata
Una sentenza della Corte Suprema viene vanificata perché un partito fondamentalista islamico fa manifestazioni, violenze verso la popolazione, blocca le strade. “Il Paese - afferma padre Bernardo Cervellera direttore dell’Agenzia AsiaNews a Radio Vaticana Italia - e quindi il governo, vengono a patti con chi ammette che si possa rivedere la sentenza della Corte Suprema. Credo che sia una vergogna. Ma questo, però, è dentro la storia del Pakistan degli ultimi 40 anni. Perché i capi politici pakistani hanno sempre usato il fondamentalismo islamico per avere voti e sostegno dalla base. Dopo, però, si trovano il fondamentalismo che presenta il conto. E la società diventa impossibile da governare. Tante personalità musulmane liberali del Paese che hanno visto il comportamento del governo – ribadisce padre Cervellera - sono scioccate e dicono come la Costituzione pakistana, che difende anche tutte le minoranze in parità con la maggioranza islamica, rischi di essere gettata nella spazzatura”.
Divieto di lasciare il Paese
“Alcune personalità che ho contattato in Pakistan, prosegue padre Cervellera, stabiliscono in un 10% le possibilità che venga ribaltata la sentenza di assoluzione di Asia Bibi. Il problema, però, è che per la revisione, la povera donna cristiana, che pure è stata decretata libera, dovrà rimanere in prigione oppure isolata e controllata dal governo perché c’è il divieto per lei di lasciare il Paese. Divieto di lasciare il Pakistan che rischia di lasciarla alla mercè di qualsiasi sicario che potrebbe ucciderla in modo extra giudiziario. Tante volte, in passato – afferma il direttore di AsiaNews - persone accusate di blasfemia sono state uccise al di fuori di qualunque sentenza. Perché magari in prigione ci va qualcuno e uccide”.
Il ruolo dei governi
“Ci sono tante possibilità dettate dalla voglia di salvarla. Bisogna però vedere se i governi sono del parere. Il marito di Asia BIbi pensa a Paesi dove le comunità cristiane pakistane sono numerose, come Gran Bretagna, Canada o Stati Uniti. Bisogna che questi governi si muovano - sostiene padre Cervellera - ma non so quanta voglia abbiano di muoversi ed entrare in questo guazzabuglio dove poi c’è il rischio di ritorsioni da un punto di vista fondamentalista”.
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