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Il nunzio in Egitto dopo l'attacco ai cristiani copti: condanniamo la violenza

I cristiani nel mirino del terrorismo. In Egitto un commando dell'Is ha aperto il fuoco su tre bus di copti e sparato all'impazzata. 11 morti, 19 feriti. Domani i funerali

Paola Simonetti e Cecilia Seppia - Città del Vaticano

Uccisi a bruciapelo senza quasi il tempo di reagire. E’ finito in un bagno di sangue il pellegrinaggio al monastero di San Samuele Confessore, sulla strada fra Sohag e Minya, a sud-ovest del Cairo, di alcuni cristiani copti che viaggiano su tre autobus distinti. L’attacco, ad opera di un commando di miliziani, è stato subito rivendicato dall’Is. I jihadisti hanno bloccato i mezzi e imposto ai pellegrini di scendere, aprendo poi il fuoco in modo indiscriminato. Il bilancio è di 11 morti ma potrebbe aggravarsi per le serie condizioni in cui versano alcuni dei feriti. 

Fermare la spirale di odio

“Un episodio di violenza che viene a turbare un periodo in cui sembrava si fossero ritrovate serenità e sicurezza. Siamo ricaduti in questa spirale di violenza e di odio che condanniamo con fermezza”. Con queste parole il nunzio apostolico in Egitto, mons. Bruno Musarò, ha commentato l’attacco criminale. “In questo momento – ha affermato il nunzio – non possiamo che essere vicini alle famiglie delle vittime, ai feriti e pregare per loro. Al tempo stesso, come ci esorta Papa Francesco, bisogna alimentare la speranza”.

La vicinanza della Chiesa cattolica a quella copta ortodossa

Mentre la città di Minya si prepara a  seppellire i propri morti, vicinanza alle famiglie delle vittime e ai feriti è stata espressa anche da padre Hani Kiroulos, portavoce della Chiesa copto-cattolica egiziana, convinto che si sia trattato di un attentato analogo a quello avvenuto a maggio del 2017. In quell’occasione i morti furono oltre 30, tutti pellegrini diretti verso lo stesso monastero.

La condanna del Wcc e della UE

Da Uppsala, in Svezia, dove è in corso il Comitato esecutivo, è giunta anche la condanna del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc): “condanniamo questo atto e siamo vicini con la solidarietà e la preghiera alle vittime, alle loro famiglie, comunità e chiese. Questo attacco è un ulteriore abominevole esempio della crescita dei crimini di odio contro le persone basati sull’appartenenza religiosa. Facciamo appello perché azioni politiche e sociali – accompagnate da una riflessione teologica – siano portate avanti in tutti gli ambiti in cui questi crimini vengono commessi per fronteggiare l’odio e l’intolleranza e promuovere rispetto per la diversità, per la dignità umana e i diritti, per la libertà di religione e di culto per tutti”. L’ambasciatore dell’Unione europea al Cairo, Ivan Surkos, su Twitter, ha definito l’attacco “orrendo e codardo.  Siamo fortemente solidali con l’Egitto in questi tempi difficili e lo appoggiamo pienamente nella lotta contro il terrorismo”.

La reazione dell’Islam sunnita

Parole dure arrivano anche da Al-Azhar, massima istituzione dell’Islam sunnita con sede in Egitto: “I responsabili di questo vile attacco terroristico sono criminali privi dei valori fondamentali  dell’umanità  - si legge in una nota -, lontani quanto mai dagli insegnamenti delle religioni che fanno appello alla coesistenza e alla pace, alla rinuncia della violenza e dell’odio e che condannano l’uccisione di innocenti”.

Copti da sempre nel mirino dell’Is

I copti, importante minoranza etnico-religiosa del Paese, la più grande comunità cristiana del Medio Oriente che rappresenta circa il 10-15% dei cento milioni di egiziani, sono da anni nel mirino dei jihadisti per il loro sostegno al presidente al-Sisi che, nella rivolta popolar-militare del 2013, scacciò i Fratelli Musulmani e salvò i copti dal rischio di divenire cittadini di “serie b” sotto il regime teocratico della Fratellanza. Gli attentati, dunque, che hanno funestato la comunità già nell'aprile 2017 ad Alessandria e Tanta, quando vi furono 45 morti in totale e al Cairo nel dicembre 2016, con 29 vittime, “sono di fatto un’azione punitiva - spiega Giuseppe Dentice, analista esperto di Egitto dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionali -, ma si inquadrano anche in un tentativo, da parte dell’Is, di creare una spaccatura del Medioriente in generale e della società egiziana in particolare, così da renderla fragile di fronte all’azione terroristica”. Difficile per il presidente Al Sisi arginare il fenomeno, benchè quest’ultimo, sottolinea Dentice, “si sia certamente ridimensionato rispetto al passato”. (Ascolta l'intervista a Giuseppe Dentice

Comunità cristiana, pilastro della società egiziana

Le difficili condizioni per i cristiani copti d’Egitto, hanno costretto circa 100mila persone, soprattutto durante il governo di Morsi, leader dei Fratelli Musulmani, ad esilio forzato. Un'emigrazione che si è tradotta in un considerevole danno all’economia egiziana per la fuga di imprenditori, medici e avvocati che costituivano l'ossatura della borghesia produttiva del Paese. Ma “coloro che restano – aggiunge Dentice- continuano a rappresentare uno dei pilastri fondamentali della società egiziana”.

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03 novembre 2018, 11:07