Braccio di ferro tra Russia-Ucraina sul mare di Azov
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Mentre a Mosca, a seguito di alcune telefonate, sono stati evacuati 12 centri commerciali con 4mila persone evacuate, arrivano anche parole di condanna internazionale nei confronti della Russia per quanto accaduto domenica nello stretto di Kerch, nel mare di Azov, snodo cruciale dal punto di vista commerciale tra la Russia e l’Ucraina. Tre navi di Kiev sono state bloccate e il loro equipaggio catturato dalle forze russe per aver sconfinato. La versione ucraina parla di uno speronamento da parte di imbarcazioni di Mosca e di un successivo scontro a fuoco.
Appelli alla calma della comunità internazionale
L’episodio ha fatto riesplodere la tensione tra i due Paesi tanto che Mosca oggi ha annunciato la collocazione in Crimea di una nuova batteria di S-400, i sistemi anti-missilistici capaci di abbattere aerei nemici in un raggio di 400 chilometri. Nell’area già sono presenti altre tre batterie. Intanto la comunità internazionale mette in guardia la Russia da altre azioni; il presidente americano Trump ha minacciato di cancellare il previsto incontro con il capo del Cremlino Putin, in occasione del G20 in Argentina. La Nato chiede la liberazione immediata dei marinai e delle navi mentre l’Osce, Organizzazione per la Sicurezza e la cooperazione in Europa, sta sorvegliando l’area. In questo clima in Ucraina è stata reintrodotta per un mese la legge marziale.
Mare di Azov: snodo commerciale cruciale
“Lo stretto di Kerck – afferma Fulvio Scaglione, esperto dell’area – è un passaggio molto importante per entrambi i Paesi che hanno bisogno di uno sbocco sul mare. L’Ucraina è sempre stata considerata il granaio d’Europa ma la Russia, anche a causa delle sanzioni occidentali, ha sviluppato a sua volta il settore agricolo che ha persino superato come introiti il settore vendita di armi pertanto lo stretto diventa cruciale per le loro economie”.
Il presidente ucraino in cerca di consensi
“Mosca ha notato che l’Occidente sta avanzando verso Est e quindi anche la Russia è stata spinta verso questa parte di mondo – spiega Scaglione – ma il colpo decisivo è stato il cambio di presidenza in Ucraina tra il filorusso Yanukovich e il filo-occidentale Poreshenko. Così la Russia ha deciso di non indietreggiare nemmeno di un passo, lo si è visto in Siria, e in tal modo si spiega la posizione dura di questi giorni”. Per quanto riguarda Kiev, secondo l’analista, quanto accaduto è stato pianificato in vista delle elezioni del marzo 2019. “Poreshenko – afferma – secondo i sondaggi ha un indice di gradimento bassissimo e con questa mossa cerca di lucrare consensi”.
Ipotesi di nuove sanzioni contro Mosca
“Non penso che i separatisti Donbass, sostenuti dal Cremlino, potranno approfittare della situazione come paventato da Kiev perché – aggiunge Scaglione – controllano solo il 4% del territorio ucraino e non hanno la forza materiale per contrastare l’esercito di Kiev che nel frattempo si è rafforzato grazie agli aiuti internazionali”. “La tensione si potrebbe spegnere – conclude – solo con la decisione da parte di Usa e Ue di inasprire le sanzioni contro Mosca e di contro aumentare la porzione di aiuti all’Ucraina”.
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