Ricerca Censis per il Magis: per gli italiani è doveroso aiutare i Paesi più poveri
Michele Raviart – Città del Vaticano
Tre quarti degli italiani ritiene che sia giusto sostenere i Paesi più poveri e per la maggioranza degli intervistati è un dovere di chi è più ricco aiutare chi è più bisognoso. È quanto emerge dalla ricerca Censis curata da Giulio de Rita e presentata oggi alla Pontificia Università Gregoriana in occasione dei 30 anni del Magis, la fondazione che coordina l’attività missionarie e di cooperazione internazionale dalla provincia Euro-Mediterranea dei gesuiti.
Aiutare perché è giusto
A pensare che sia giusto aiutare i Paesi del sud del mondo sono circa il 77% degli italiani. Per il 44% lo è per un senso di giustizia, mentre per un 33% gli aiuti sono necessari “perché se non li aiutiamo a casa loro cercheranno di venire da noi”. La necessità di sostegno ai Paesi poveri non è dunque messa in discussione, un dato ribadito dal 76% del campione, che ritiene si debbano aiutare “tutti i Paesi, cominciando da chi ha bisogno”. Solo il 15% preferisce invece “i Paesi da cui provengono i profughi e i migranti che arrivano in Italia”.
Diminuisce la percezione di solidarietà
In generale aumenta la consapevolezza che lo stile di vita occidentale contribuisce all’impoverimento di altri Paesi, mentre, parallelamente, diminuisce la percezione di solidarietà diffusa nella società civile. “Questa ricerca ci dice che non è vero che quello che molti operatori dell’informazione pensano e cioè che non ci sia consapevolezza da parte del pubblico sul tema dello sviluppo sostenibile del mondo”, commenta Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione e tra i relatori del convegno. “Questa consapevolezza c’è”, spiega, “però è distratta, in un qualche modo non viene interpellata, non porta frutto e rimane superficiale. Questo sfida gli operatori dei media e gli uomini della comunicazione a trovare un modo per trasformare questo interesse superficiale in una consapevolezza più profonda”.
Comunicare la missione
L’obiettivo è quello di “comunicare la missione”, che vuol dire “adempiere alla missione del comunicare”, continua Paolo Ruffini, e cioè “sforzarsi di raccontare la verità per quello che è senza illudersi di poter dividere attraverso steccati e frontiere un mondo che comunque è unito. Se noi perdiamo la consapevolezza che il mondo è la nostra casa comune, noi non stiamo costruendo il nostro futuro, ma lo stiamo uccidendo”.
I 30 anni del Magis
In questo senso è importante il ruolo dei missionari, che “sono in prima linea in luoghi dove non potremo mai andare, hanno occhi che vedono cose che non potremo mai vedere, ma quelle cose ci riguardano quelle cose sono parte della nostra vita”. Tra questi il Magis, Movimento e Azione dei Gesuiti Italiani per lo Sviluppo.
Celebrare la vita
L’obiettivo del Magis, fondato nel 1988, è quello di creare “cittadini attivi e responsabili, in grado di celebrare la vita dove questa è minacciata” spiega il presidente, padre Renato Colizzi. 38 sono i progetti in corso del Magis in 21 Paesi del mondo. Tra questi la difesa dell’identità delle comunità indigene in Stati come India, Colombia, il sostegno all’educazione e alla salute dei bambini in Africa subsahariana e iniziative per la promozione della pace e della risoluzione non violenta dei conflitti in Burkina Faso e Repubblica Centrafricana
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