Somalia: quattro attacchi kamikaze a Mogadiscio
Elvira Ragosta - Città del Vaticano
Il bilancio delle vittime continua ad aggiornarsi: sarebbero almeno 39 i morti e decine i feriti. Gli attentati sono avvenuti in due tempi. Prima tre esplosioni, poi un quarto kamikaze si è fatto saltare in aria quando medici sono giunti in soccorso dei feriti. L’incubo del terrorismo torna dunque a Mogadiscio, circoscritto nella zona dell’hotel Sahafi e del Dipartimento per l'indagine criminale della polizia somala. Le forze di sicurezza sono riuscite a neutralizzare 4 uomini armati che avevano cercato di irrompere nell’albergo, attraverso un foro creatosi in un muro. Tra le vittime anche il manager dell'hotel, il cui padre era proprietario della struttura e fu ucciso in un altro attacco compiuto nel 2015 contro lo stesso albergo dagli Shabaab, che ieri, dopo lo scoppio della terza autobomba, hanno rivendicato gli attentati. Il gruppo estremista, cellula di al Qaida dal 2012 e cacciato dalla capitale somala nel 2011, ha perso il controllo della maggior parte delle città, ma conserva una notevole presenza nel sud e nel centro del Paese.
Gli Shabaab possono colpire anche a Mogadiscio
Per mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio, in questo attentato, che arriva a circa due mesi da un altro che ha colpito la Somalia, la novità è caratterizzata dall’ampiezza e dal fatto che ancora una volta viene colpito l’hotel Sahafi, già preso di mira dal terrorismo anni fa. “Questo sta a significare - dice mons. Bertin - che gli Shabaab, non solo controllano parecchie zone interne rurali, ma, hanno la possibilità di colpire facilmente luoghi pubblici anche nella capitale.
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