Mons. Sorrentino: l'attualità di Toniolo, essere al servizio
Debora Donnini - Città del Vaticano
Coniugare fede e cultura per far fronte al relativismo. E’ uno dei tratti del beato Giuseppe Toniolo messo in luce da mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, che stamani ha presentato il Convegno “Economia e società per il bene comune - La lezione di Giuseppe Toniolo (1918-2018)”, che si terrà sabato a Milano. Ad un secolo dalla morte di Toniolo, un momento di riflessione e confronto importante, organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, l’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, ente fondatore e garante dell’Ateneo, dal Comitato per il centenario 1918-2018, dall’Azione Cattolica Italiana, dalla Fondazione AC Scuola di santità – “Pio XI”. Figura centrale nell’organizzazione del laicato cattolico, Toniolo ha promosso iniziative e istituzioni scientifiche e culturali e si è impegnato in vari campi dell’azione sociale a favore dei ceti popolari.
Mons. Sorrentino: l’attualità di Toniolo
Grande esperto di Toniolo e postulatore della sua causa di beatificazione, mons. Sorrentino ha dedicato a questa figura diverse pubblicazioni, fra cui “Gioia solidale. Il pensiero che unisce Giuseppe Toniolo e Papa Francesco”. Nell’intervista a Vatican News, mons. Sorrentino riflette sull’attualità della figura di Toniolo. Marito e padre di sette figli, Toniolo è stato economista, sociologo, accademico, e, prima di tutto, un uomo di fede. (Ascolta l'intervista a mons. Domenico Sorrentino)
Mons. Sorrentino, uno dei temi concreti che Toniolo ha affrontato è la questione della sussidiarietà e della valorizzazione dei corpi intermedi: un tema ancora attuale? Va recuperato?
R. – Di sicuro, dentro una visione generale della società, che mette in evidenza come essa si strutturi, a partire dalla persona umana, intesa anche - come deve essere - in relazione con gli altri, e della sua dignità, che dà dignità anche ai “corpi” in cui la persona umana si esprime in maniera libera, prima ancora di essere convogliata dentro il grande panorama della società organizzata, anche con il servizio dello Stato. Lo Stato, nel pensiero di Toniolo, deve essere di sua natura un servizio sussidiario: lo Stato non assorbe la società, ma la serve, serve la persona umana e la sua dignità, serve la famiglia, primo nucleo della società, serve le relazioni che da questa si tessono. E dunque, più si conserva questa fisiologia della società nelle sue diverse componenti, e più abbiamo una società sana. Viceversa, lì dove la società si destruttura e si frammenta anche nelle relazioni interpersonali e prende un posto eccessivo lo Stato, diventando uno Stato assorbente, che tutto regola e in tutto entra, questo porta a una patologia sociale. Toniolo usava un termine “panteismo statale”: un termine che poi userà anche don Luigi Sturzo quando dovrà definire la deriva autoritaria della società in Italia con il fascismo. Quindi, come cristiani abbiamo una visione del rapporto di Dio con il mondo e con la società che mai diventa panteistico: mai immaginare che noi possiamo essere Dio e che la società possa essere Dio. Abbiamo piuttosto una responsabilità da esprimere, declinando anche i nostri principi e i nostri valori secondo le circostanze, e facendo in modo che tutto abbia il sapore dei valori fondamentali - per noi valori evangelici ma anche valori profondamente umani – e tutto in maniera equilibrata.
Alla conferenza stampa di presentazione del convegno, lei parlava di un rischio di irrilevanza dei cristiani e della necessità, come sosteneva anche Toniolo, di tornare a coniugare in modo forte fede e cultura…
R. – C’è oggi chiaramente un rischio di irrilevanza dopo che il partito di ispirazione cristiana di fatto ha finito di esistere, e i cristiani – i cattolici – si ritrovano dispersi in diverse formazioni partitiche. Questo di per sé non sarebbe stato un vero problema per il Toniolo, il quale metteva in evidenza la necessità di confluire, convergere, ma anche nella differenza: convergere e confluire su una tavola di valori effettivi e condivisi, facendo sinergia, in maniera tale che la presenza dei cristiani nella società fosse una presenza incisiva.
Lei diceva, tra l’altro, che questo serve anche non per riaffermare una identità ma per mettersi al servizio…
R. – Questa era davvero la grande preoccupazione del Toniolo. Quando immaginava la Chiesa, la sentiva come una Chiesa al servizio, che naturalmente è se stessa, che si mette al servizio annunciando il Vangelo e rimanendo fedele ad esso, ma lo fa inserendosi nelle pieghe della società e non rimanendo circoscritta nelle sacrestie e nella sua area interna. È una Chiesa proiettata verso il mondo. In fondo è anche quello che Papa Francesco oggi ci sta invitando fortemente a fare.
E questo forse aiuterebbe anche a non polarizzare, radicalizzando il dibattito, ma a trovare punti di ragionevolezza per risolvere i problemi…
R. – Direi proprio di sì. Toniolo questo lo faceva, soprattutto all’interno dell’area cattolica dove già a suo tempo i punti di vista erano molto differenti: c’erano i giovani che scalpitavano per l’idea democratica, ma c’erano anche i cosiddetti “vecchi” che invece restavano ancorati a prospettive del passato. E la sua strategia fu quella di metterli in qualche modo in dialogo; non sempre ci riuscì ma fu sicuramente il suo carisma. Riterrei che questo, oggi, è un carisma da cercare.
Toniolo e l’Università Cattolica
Toniolo fu, tra l’altro, colui che ebbe l’intuizione di avviare l’Università Cattolica, a cui poi diede vita concretamente padre Agostino Gemelli. In un’epoca in cui dominavano positivismo e scientismo, pose il problema della libertà di insegnamento, ha messo in luce, sempre stamani alla conferenza stampa, Franco Anelli, rettore della stessa Università Cattolica, che sabato aprirà i lavori assieme al cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e a monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano e presidente dell’Istituto Toniolo. Delle caratteristiche che rendono la figura di Toniolo attuale ancora oggi per i giovani, ha parlato invece Matteo Trufelli, presidente dell'Azione Cattolica: il senso di responsabilità nei confronti dei talenti – culturali, spirituali, umani, affettivi – da spendere nella società e l’importanza di promuovere il tessuto vivo delle realtà aggregative e organizzative, di fronte all’individualismo.
Sabato il Convegno a Milano
A Milano a confrontarsi sul pensiero di Toniolo, saranno economisti, teologi, storici, sociologi, giuristi e politologi: da Stefano Zamagni a mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Lo sguardo, dunque, è rivolto a sabato per un incontro che, come è emerso alla presentazione, sarà l’occasione per riprendere idee originali di Toniolo che sono feconde ancora adesso, in particolare per un richiamo al bene comune.
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