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Lo scrittore Amos Oz Lo scrittore Amos Oz  

Morto Amos Oz, scrittore israeliano più tradotto al mondo

Scrittore e saggista, Oz fu tra le prime personalità pubbliche a sostenere la "soluzione dei due Stati" per porre fine al conflitto israelo-palestinese. "Il suo era un pacifismo pragmatico e la sua idea di pace non morirà" dice l'ebraista Matteo Corradini

Emanuela Campanile - Città del Vaticano

Amos Oz è stato uno degli intellettuali più influenti degli ultimi decenni. Considerato la voce critica d'Israele, le sue prime pubblicazioni risalgono al 1961. Nel '67, con un articolo in cui afferma che "anche un'occupazione inevitabile è un'occupazione corrotta", è tra i primi a dichiarare pubblicamente il suo sostegno per la "soluzione dei due Stati" nel conflitto israelo-palestinese. Critico severo di Hamas, nel 2010 firma un pezzo pubblicato dal New York Times, in cui definisce il Movimento islamico in questi termini:

“Hamas non è solo un'organizzazione terroristica. Hamas è un'idea, un'idea disperata e fanatica che nasce dalla desolazione e dalla frustrazione di molti palestinesi. Nessuna idea è mai stata sconfitta con la forza...Per sconfiggere un'idea, bisogna offrire un'idea migliore, più attraente e accettabile”

Le opere

In Israele raggiunge il successo grazie alla raccolta di racconti sulla vita del kibbutz, ma è soprattutto grazie ai romanzi come Scatola Nera, In terra d'Israele e Una storia d'amore e di tenebre, che Amos Oz diventa figura di spicco a livello internazionale. Le sue opere sono state pubblicate in 45 lingue. Non solo scrittore e reporter ma anche docente di letteratura ebraica all’Università Ben Gurion del Negev. Tanti i riconoscimenti a lui attribuiti: dal Premio Bialik del 1986 al Premio Israele per la letteratura nel 1998, dal Premio Principe delle Asturie per la Letteratura nel 2007 al Premio Salone Internazionale del Libro, prima edizione, assegnatogli dal voto elettronico dei visitatori ed editori della manifestazione Italiana. Tra i suoi libri più recenti, il romanzo Finché morte non sopraggiunga, Tocca l’acqua, tocca il vento e il saggio Cari fanatici

Figlio di Israele

"Amos Oz era il tipico figlio di Israele" dice Matteo Corradini ebraista e scrittore, nell'intervista di Cecilia Seppia (Ascolta l'intervista a Matteo Corradini). "Con Israele - prosegue - nasce uno stato, una Nazione, ma nasce o meglio rinasce anche una lingua che era quella ebraica, nasce la letteratura israeliana. E in tutte le sue opere egli dimostrava questo grande attaccamento per il suo Paese, nonostante fosse uno scrittore di mondo, tradotto in tutto il mondo, e celebre ovunque, lui era sempre lì pur con uno sguardo e una voce critica, lucida e consapevole. Inoltre era un pacifista pragmatico, concreto, sostenitore di quel pacifismo che non si esaurisce con l'andirivieni delle mode e dei momenti; questo pacifismo prima o poi nella storia la spunta, crea una cultura e una mentalità che non ha nulla di ideologico o astratto e certamente l'idea di pace di Amos Oz non morirà".

Il rapporto col Vangelo

Nato con il nome di Amos Klausner a Gerusalemme nel 1939, viene cresciuto da padre lituano e madre polacca. A 12 anni, la madre si suicida; due anni dopo, lascia la casa per andare a vivere in un kibbutz, adottando il cognome ebraico Oz, "forza". Cresciuto senza un'educazione religiosa, ne viene affascinato e, in un'intervista del 2016 al The Guardian,  dichiara: "A 16 anni mi resi conto che se non avessi letto i Vangeli, non avrei mai avuto accesso all'arte rinascimentale, alla musica di Bach o ai romanzi di Dostoevskij. Così la sera, quando gli altri ragazzi andavano a giocare a pallacanestro o a caccia di ragazze - non avevo nessuna delle due possibilità - ho trovato il mio conforto in Gesù". Ad annunciarne la morte con un Tweet, la figlia Fania Oz-Salzberger:

“A coloro che lo hanno amato, grazie”

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28 dicembre 2018, 16:20