#Senzaconfini: giovani che hanno trasformato i loro sogni in realtà
Marina Tomarro - Città del Vaticano
Mohamed è scappato dalla Somalia quando era molto piccolo. Dietro di se ha lasciato tanti morti causati dalla terribile guerra civile che ha tormentato questo paese per molti anni. E’ arrivato in Italia quando era solo un bambino, e insieme alla madre è stato adottato da una famiglia che lo ha aiutato a ricominciare a vivere e a sognare un futuro migliore. Oggi questo ragazzo fa l’attore e il suo nome d’arte è Amin Nour.
Takoua invece è tunisina. È fuggita da piccola dal suo paese a causa della dittatura. La famiglia arrivata in Italia ha affrontato grandi sacrifici. Oggi questa giovane donna fa la vignettista e attraverso la grafic novel “Sotto il velo” racconta la vita quotidiana di una ragazza che ha liberamente scelto di portare l’”hijab”. Sono solo alcune delle storie raccontate nella collana video “Noi #senza confini insieme per un mondo migliore” promossa dall’Università Telematica Internazionale Uninettuno, dove si parla di giovani rifugiati e immigrati di seconda generazione che hanno messo a frutto i loro talenti e realizzando i loro sogni.
Siamo tutti esseri umani
“Da sempre come università ci occupiamo dei rifugiati – ha spiegato il rettore Maria Amata Garito – Questo progetto #senzaconfini vuole non solo far conoscere chi sono queste persone che arrivano in Italia spesso attraverso viaggi molto rischiosi, ma anche storie di chi è riuscito ad emergere attraverso le proprie capacità e talenti. Dobbiamo imparare a riscoprire l’altro, perché siamo tutti esseri umani, e quindi bisogna creare nuovi valori di convivenza insieme e soprattutto dare a questi giovani che arrivano da lontano gli strumenti per potersi esprimere con dignità”
Con la musica un messaggio di pace per il mondo
Tante le storie raccontate. Tra loro ci sono stilisti e imprenditori, musicisti, attori, registi, reporter, fotografi e scultori. Realtà diverse, come i Paesi da cui provengono e dalle quali emerge il loro impegno per inserirsi con successo nella società attuale. "Sono arrivato nel 2008, dalla Nigeria – ha raccontato il musicista Devon Ebah - con un permesso di studio per il Dams a Bologna. Poi sono andato in Finlandia a studiare e sono rientrato in Italia.” Ma al ritorno Devon rimane senza documenti e deve fare richiesta di protezione internazionale. “Me l’hanno concessa ma purtroppo ho perso i miei titoli di studio. Una cosa terribile". Ma non si scoraggia, e proprio questo suo amore per la conoscenza è il messaggio che porta ai ragazzi di un centro di accoglienza dove lavora per un paio d’anni. “Spiegavo a quei giovani – continua Devon - l’importanza della cultura. Perché solo così hai un’opportunità reale di una vita dignitosa” Oggi studia comunicazione alla Uninettuno e porta la sua musica in tutto il mondo attraverso il progetto “SOUL” “Insieme ad altri ragazzi provenienti da differenti paesi africani - spiega - cerchiamo di trasmette gioia e pace a tutti coloro che ci ascoltano. Perché io credo che solo l’amore ci salva davvero”
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