Le Misericordie sull'Ires: per fare il bene ci vogliono risorse e persone
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Marcia indietro del governo in Italia sulla norma inclusa nella Legge di Bilancio, domenica mattina al voto finale, che prevede il raddoppio della tassa Ires (Imposta sul Reddito delle Società) per il mondo del no profit, per quelle realtà associative cioè, e sono migliaia, che in tutto il Paese lavorano a fianco delle persone più povere per rispondere alle loro necessità in tutti gli ambiti della vita.
Le assicurazioni, ieri, del governo
"Dopo aver incontrato e ascoltato tanti presidenti ed associazioni, garantisco l'impegno del governo ad intervenire per aiutare le tante associazioni di volontariato che utilizzano solo a scopi sociali i loro fondi, ci sarà invece massimo rigore con i 'furbetti' che fanno altro", ha dichiarato ieri il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini. Un retrofront fino ad un certo punto però, perchè ora solo promesso. Come ha precisato infatti, sempre ieri, l’altro vicepremier Luigi Di Maio, la norma non può essere cambiata subito in manovra, perché si rischierebbe "l'esercizio provvisorio", ma si interverrà "nel primo provvedimento utile". A gennaio, ha affermato da parte sua il premier Giuseppe Conte.
Il forte dissenso di Comuni e Terzo settore
Preoccupati per l’aumento dell’Ires ai no profit anche i sindaci italiani, per le inevitabili ricadute sui territori dove si svolgono i servizi assicurati dalle associazioni. Forti le espressioni di dissenso che nei giorni scorsi si erano levate da parte del mondo cattolico e del volontariato. A cominciare dal card. Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani, dai frati del Sacro Convento Assisi che in un comunicato firmato da padre Enzo Fortunato, hanno denunciato senza mezzi termini: "Si cerca di distruggere il bene, si cerca di destabilizzare chi vuol essere strumento di bontà, si cerca di tagliare la possibilità di fare di più". Tra i tanti appelli al governo quello del Cottolengo, casa della Divina Provvidenza in prima linea nell'aiuto ai poveri, e delle Misericordie presenti in tutte le regioni italiane. Noi abbiamo chiesto a Roberto Trucchi, presidente della Confederazione nazionale delle Misericordie d'Italia, che cosa significa anche per loro l’abolizione dello sconto del 50% sull’Ires per gli enti no profit: (Ascolta l'intervista a Roberto Trucchi)
R. – Per noi è veramente una preoccupazione forte, perché chiaramente questo significa togliere risorse: togliere risorse importanti che il volontariato destina alla povertà. Nel nostro caso sottrarrebbe oltre 1 milione di euro alle opere di assistenza delle nostre associazioni. Quindi, se questa norma così come è stata presentata dovesse passare, sarebbe veramente un danno molto grande per le persone che potrebbero vedere aumentati i disagi. In una situazione in cui già lo Stato arretra e non dà servizi... speriamo che quello che sta emergendo diventi realtà.
Ecco: non subito, però, perché Di Maio ha detto che non si può intervenire immediatamente sulla “manovra” ma che lo si farà nel primo provvedimento utile …
R. – Questo mi fa un po’ preoccupare: già quello sarebbe un risultato, ma noi auspichiamo che la cosa avvenga veramente il prima possibile. Noi stiamo anche inviando a tutti i parlamentari la nostra preoccupazione perché si facciano portatori di questo disagio e che davvero si intervenga … io direi da subito, però quanto meno il prima possibile.
Pare che la protesta di tanti abbia fatto cambiare idea al governo. Ma secondo lei, perché è successo tutto questo? Si tratta di insensibilità nei riguardi del sociale, oppure di non conoscenza di questo mondo o di altro?
R. – Ma … non lo so. Io mi auguro solo si sia trattato di disattenzione, che tra le tante cose questa sia sfuggita, perché diversamente sarebbe una preoccupazione forte. Insomma, se il governo fosse insensibile al sociale, vivremmo in un Paese difficile da viverci. Quindi io mi auguro che non sia così, che veramente sia stato un qualcosa che sia sfuggito e che il governo riesca subito a rimetterci una mano.
Sembra che ci sia stata un’attenzione a colpire i “furbetti” che fanno altro, invece che volontariato; pure quella di punire chi fa finto volontariato: queste sono espressioni che si sentono. C’è molta diffidenza … Ma esiste questa realtà, secondo voi, questa dei “furbetti” che nel mondo del volontariato ricevono soldi e poi non fanno quello che devono?
R. – Purtroppo è una realtà che c’è, esiste. Noi come Misericordie ne siamo stati colpiti, in una grossa realtà di Misericordie che gestivano un centro di accoglienza. E quindi comprendiamo anche che ci possa essere diffidenza; ma non è perché una persona in un ambiente, in una categoria sbaglia, che tutta la categoria debba poi essere messa alla gogna. Noi crediamo che purtroppo – purtroppo! – qualche furbetto c’è, e noi ci stiamo lavorando. Abbiamo già provveduto a espellere e sospendere qualche realtà di Misericordia … Ci dev’essere attenzione da parte di tutti: dobbiamo guardarci ognuno in casa propria, fare pulizia dove ci sono difficoltà. Ma c’è tanto, tanto di buono, tanto di bello e tante persone che davvero danno l’anima, danno 24 ore su 24 a volte, anche in questi giorni di festa, per alleviare le sofferenze di chi è in difficoltà.
Mi ha colpito una cosa detta da padre Enzo Fortunato: “Si cerca di distruggere il bene”. Penso anche al recente caso delle Ong che operano nel Mediterraneo … sembra che fare il bene oggi sia davvero più complicato!
R. – E’ complicato. E’ complicato, e lo sappiamo, ma questo non ci deve fare arretrare di un passo. Ce l’ha detto Nostro Signore che fare il bene è complicato e che sarebbe stato un peso. Però, è un peso leggero che si porta volentieri e lo facciamo con cuore e con animo sincero. Quindi questo deve continuare a darci forza. Sicuramente, oggi come oggi fare il bene non è creduto da tanti …
Anche con la dello sconto sulla tassa dell’Ires, per voi è difficile riuscire a rispondere a tutte le esigenze? Quanto di più ci vorrebbe per poter dare un aiuto a tutti?
R. – Tanto. Tanto di più. Tanto di più in termini non solo di risorse economiche e finanziarie, ma anche di risorse umane perché naturalmente c’è sempre più bisogno. Sono tante le persone che vengono a bussare alle porte delle nostre associazioni e per tanti problemi che magari qualche anno fa non erano così evidenti. Quindi c’è bisogno di tante risorse e c’è bisogno di tanti uomini che abbiano voglia di “sporcarsi le mani” e di mettersi in gioco per dare una mano. Noi non chiediamo la luna, ma chiediamo l’attenzione, chiediamo di esserci accanto per poter portare il nostro servizio con serenità e con efficacia, perché oltretutto oggi, per poter svolgere il servizio, c’è bisogno anche di tanta professionalità e formazione e per poter fare questo, naturalmente, non lo si fa senza risorse economiche.
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