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Migranti a bordo della nave di Sea-Eye, ferma per giorni in mare in attesa di un porto in Europa Migranti a bordo della nave di Sea-Eye, ferma per giorni in mare in attesa di un porto in Europa 

Dal Mali con la pagella: una storia di migrazione che fa pensare

“Alla deriva nel Mediterraneo”: titola così un'indagine di Amnesty International in cui si denuncia l'attuale sistema di soccorso e accoglienza dei migranti salvati in mare da parte degli Stati dell'UE. Fa riflettere, intanto, la storia del ragazzo annegato che veniva dal Mali

Adriana Masotti - Città del Vaticano

Quante volte l’abbiamo sentito dire, il Mediterraneo da luogo di vita è diventato una tomba. Così da quando le sue acque sono diventate uno dei corridoi più percorsi da migliaia di persone nel tentativo di raggiungere l’Europa, in balia del maltempo e a bordo di imbarcazioni di fortuna. Innumerevoli i naufragi registrati negli ultimi anni. Ma oggi, anche quando il soccorso in mare avviene, l’affidamento dei controlli di frontiera alle autorità libiche e l’assenza di una condivisione della responsabilità sull’accoglienza dei richiedenti asilo in Europa, hanno creato una situazione in cui i migranti vengono spesso lasciati alla deriva nel Mediterraneo.

La chiusura all'accoglienza in Europa

Una situazione che Amnesty International denuncia attraverso la pubblicazione di un’indagine che s’intitola appunto: “Alla deriva nel Mediterraneo”. L’organizzazione umanitaria lancia quindi un appello ai leader europei per sollecitarli a correggere il sistema in vigore che scoraggia gli Stati a fornire assistenza ai rifugiati e ai migranti in situazioni di pericolo in mare. Basta pensare al recente caso delle due navi di Sea Watch e Sea Eye rimaste per giorni al largo di Malta e al caso della nave Proactiva Open Arms a cui di recente le autorità spagnole hanno impedito di salpare per svolgere operazioni di soccorso nel Mediterraneo centrale. Quanto sta accadendo, afferma ai nostri microfoni Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, "credo sia il compimento di un progetto di lungo periodo dell’Unione europea che ha visto protagonisti gli Stati di frontiera marittima, il cui obiettivo era e rimane quello di bloccare le partenze dalla Libia attraverso il Mediterraneo centrale per arrivare sulle coste dell’Unione europea".

Quasi impossibile oggi fare soccorsi in mare 

C'è dunque una volontà politica che, secondo molti, mette in atto misure spesso contrarie allo stesso diritto del mare. "Sì, viene messo in discussione un principio che, vorrei dire, appartiene alla storia dell’umanità, cioè che chi è in difficoltà in mare deve essere soccorso. Un principio al quale in tempi più recenti si è accompagnato un criterio fondamentale, cioè che le persone soccorse devono essere portate in un porto sicuro e, aggiungo, possibilmente vicino. Oggi sta succedendo tutto il contrario: indisponibilità di porti per l’accoglienza, affidamento in maniera esclusiva sulla guardia costiera libica per bloccare e in caso intercettare e riportare in terra ferma, con in più una serie di provvedimenti anche di tipo giudiziario. nei confronti delle Ong… Il risultato è che fare ricerca e soccorso in mare è diventata un’operazione praticamente impossibile. Qual è la conseguenza? Che le persone intercettate in mare dalla Libia vanno incontro a sofferenze, a torture, stupri, estorsione e schiavitù e quelle che muoiono annegando in mare lo fanno senza più occhi che possano guardare e senza più navi che possano soccorrere.

Ascolta l'intervista integrale a Riccardo Noury

Il regolamento di Dublino deve essere cambiato

Gli sbarchi rapidi dei migranti e richiedenti asilo sono ostacolati dal regolamento di Dublino, che stabilisce che sia lo Stato di primo ingresso nel territorio dell’Unione a gestire la maggior parte delle domande d’asilo. "Oggi come oggi - dichiara il portavoce di Amnesty Italia -  se non si modifica il regolamento di Dublino il sistema rimane guasto perché Dublino funziona come deterrente per gli Stati della frontiera marittima nell’accogliere, perché poi a questi Stati rimarrebbe l’onere di gestire gli approdi, tutta la procedura per il riconoscimento dell’asilo e anche la procedura di rimpatrio in caso di insussistenza della domanda d’asilo. Purtroppo il Consiglio europeo non sembra intenzionato ad avallare questa riforma, che dal punto di vista degli Stati continentali è un vantaggio, soprattutto per quelli dell’area di Visegrad contrari all'accoglienza. "Occorre invece, spiega ancora Noury, "l’assenso su un piano di approdi che passi attraverso una ridistribuzione rapida delle persone, che passi attraverso una politica seria di ricollocamenti e che dunque porti gli Stati membri a condividere in maniera equa le responsabilità".

Dietro ogni migrante una storia: il ragazzo con la pagella

Quando si parla di migranti, sempre più spesso ci si dimentica che si parla di persone: diventano numeri, problemi. Oppure si definiscono, in massa, falsi profughi, potenziali delinquenti. La storia del ragazzo, 14 anni circa, di cui in questi giorni parlano i mass media, annegato nel 2015 mentre attraversava il Mediterraneo verso l’Europa, richiama l’attenzione sulle persone. Portava con sé dal suo Paese, il Mali, la propria pagella scolastica. 
"Questa storia - commenta Riccardo Noury -  ci ricorda l’umanità e la sconfitta, purtroppo, delle persone che intraprendono questi viaggi per necessità, sempre, e non perché 'gli va'. Il mare è un cimitero non solo di esseri umani ma di ricordi, fotografie, documenti personali, fedi nuziali. E questa volta questo dolce e amarissimo racconto di una dottoressa che, durante un’autopsia trova questa pagella tra i resti di questo ragazzino del Mali, è straziante. Voleva forse portare con sé un ricordo bello della sua infanzia, voleva portare con sé qualcosa che attestasse che era una brava persona... E' significativa - conclude - l’ingenuità e la dolcezza di portare con sé la pagella per far vedere che si è bravi e magari ottenere più indulgenza da parte di chi ti viene a prendere in Europa, di chi ti dovrebbe accogliere e invece lo fa di malavoglia". 

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18 gennaio 2019, 14:21