Denuncia del Moige: prodotti vietati liberamente venduti ai ragazzi
Roberta Gisotti - Città del Vaticano
“Venduti ai minori” è il titolo di una originale ricerca che indaga sull’offerta di prodotti vietati ai ragazzi sotto i 18 anni, impunemente commercializzati tra i giovanissimi ledendo il loro diritto alla salute psichica e fisica, garantito solo sulla carta dallo Stato. L’indagine è stata condotta - per conto del Movimento genitori italiani (Moige) - dall’Università europea di Roma, sotto la guida dello psichiatra, psicoterapeuta Tonino Cantelmi, prendendo in esame un campione di circa 1400 ragazzi, tra gli 11 e i 17 anni delle scuole medie e superiori, sparse in tutta Italia.
Il quadro che ne esce è sconcertante, evidenziando la diffusa deresponsabilità dei rivenditori di questi prodotti nocivi per i più giovani, che ogni giorno vengono offerti ai minori nell’indifferenza generale degli adulti e nella latitanza delle autorità deputate ai controlli di legge.
Dalla ricerca emergono dati significativi: il 40 per cento del tabacco viene venduto ai minori nelle tabaccherie e il 15 per cento attraverso i distributori automatici, che non richiedono una tessera; quasi il 70 per cento dei cannabis shop vendono il prodotto ai minorenni; il 60 per cento dei ragazzi ha potuto giocare d’azzardo senza mostrare un documento d’identità e un gestore su due non si è rifiutato di farli giocare nonostante la minore età. Tre ragazzi su quattro non hanno alcun filtro sui propri pc, tablet e smartphone che impedisca l’accesso ai siti porno. Quasi il 60 per cento dei rivenditori di videogiochi vende ai minori prodotti loro vietati.
A lanciare un serio allarme su questa realtà drammatica e ad invocare una presa di coscienza nella pubblica opinione e nella classe politica è Antonio Affinita, direttore generale del Moige.
Quali settori sono stati interessati dallo studio?
R. – Noi abbiamo fatto la nostra ricerca su prodotti come alcol, tabacco, cannabis light, giochi d’azzardo, pornografia e anche i videogiochi violenti e volgari, classificati 18+ per cui non c’è una legge che li vieta ma c’è un codice di autoregolamentazione. Abbiamo quindi analizzato l’accesso dei minori e purtroppo abbiamo constatato che sono ancora troppo pochi gli adulti che dicono ‘no’ ai minori e che non vendono tali prodotti ai nostri figli. Quindi ne esce un quadro desolante, basti pensare a come viene diffuso l’alcol tra i minorenni dai rivenditori e somministratori di bevande nei pub, nelle discoteche, nei bar; addirittura il 64 per cento dei minori ha l’accesso agli alcolici tramite questa rete di locali. Inoltre più della metà dei rivenditori non controlla l’età dei ragazzi che vanno a chiedere l’alcol. Gravissimo anche il dato di quanti - il 40 per cento dei rivenditori - somministra alcol ai minorenni che sono in stato di ubriachezza. Comportamenti che non solo sono illegali ma anche miserabili.
I genitori come si comportano, sono almeno avvertiti dei divieti?
R. - I genitori sono abbastanza coscienti e consapevoli e in casa dicono di non accedere a questi prodotti però se il genitore dice di no e poi sotto casa, il barista di turno oppure il tabaccaio oppure il negoziante dei cannabis shop è il primo a fornire il prodotto inadatto al proprio figlio, allora c’è poco da fare, in questa lotta si è impari. E’ necessario che chi vende acquisisca una piena e ampia responsabilità.
C’è bisogno di maggiori controlli?
Noi denunciamo l’assenza di controlli costanti e continui su questi rivenditori. Spesso i controlli sono anche divisi tra parecchi enti di competenza e quindi c’è una certa difficoltà ad applicarli e praticarli con costanza. Serve maggiore rigore e capire che è gravissimo vendere prodotti inadatti ai minori: è un atto che va veramente a violentare il diritto alla salute e al benessere di un minorenne. E quando questo avviene da parte di un venditore maggiorenne, che per di più esercita sotto un’autorizzazione dello Stato che gli dà la concessione a vendere un determinato prodotto, questo diventa ancora più grave e - se mi consente - miserabile.
Il cittadino che ha occasione di riscontrare la trasgressione di un divieto ai minori a chi deve denunciare e poi ha la possibilità di avere giustizia?
E’ tutto abbastanza diversificato in termini di competenze. E’ una situazione abbastanza grave, che necessita di maggiori chiarimenti e di maggiore impegno. Noi vogliamo che tutti prendano coscienza e si attivino operativamente, organizzativamente, culturalmente per far sì che davanti alla richiesta di un prodotto inadatto ai minori ci sia un ‘no’ degli adulti chiaro, netto, semplice e costante.
Qualora ci sia l’intervento delle forze dell’ordine, le sanzioni sono poi sufficienti a scoraggiare la trasgressione del divieto?
Sì le sanzioni sono di varie migliaia di euro, il problema è che essendoci pochissimi controlli, di fatto le sanzioni sono quasi inesistenti.
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