Matera, Capitale europea della cultura: vescovo, rilancio per tutto il Sud Italia
La Capitale europea della cultura 2019 ha dato il via ufficialmente ai festeggiamenti: Matera ha infatti inaugurato ieri le 48 settimane di eventi che accenderanno i riflettori dell’Europa sulla città e sui “sassi” della Basilicata, dopo che nei giorni scorsi lo aveva fatto anche Plovdiv, l'altra Capitale della cultura in Bulgaria meridionale. “Da questo sole deve partire la riscossa di Matera e del Sud” aveva dichiarato già in mattinata il premier italiano Giuseppe Conte, che poi ha partecipato alla cerimonia d’apertura delle manifestazioni dal titolo “Matera 2019 - Open Future”.
Il presidente Mattarella
All’evento, presente il capo di Stato italiano Sergio Mattarella, che ha ricordato come “essere europei” sia oggi “parte ineliminabile delle nostre stesse identità nazionali” e come “la cultura costituisca il tessuto connettivo della civiltà europea”. Matera, ha aggiunto, “è anche un simbolo del Mezzogiorno italiano che vuole innovare e crescere, sanando fratture e sollecitando iniziative”. La città, per il presidente della Repubblica, è pure simbolo “dei vari Sud d'Europa, così importanti per il continente, perché nel Mediterraneo si giocheranno partite decisive per il suo destino e per quello del pianeta”.
La Chiesa locale
Di “rilancio dell’intero Sud” parla anche l’arcivescovo di Matera-Irsina, mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, intervistato da Luca Collodi.
R. - È un momento straordinario. Intanto perché vogliamo cogliere la cultura nel senso pregnante del termine, cioè come processo ininterrotto attraverso cui bisogna prendersi cura necessariamente dell’umano, lo si coltiva per portarlo a maturazione altrimenti diventa solo una celebrazione, invece lo si celebra nel suo legame - per noi, soprattutto cristiani - con la trascendenza. E lo vogliamo promuovere in tutte quelle che sono le sue potenzialità di relazione, di comunicazione, di trasmissione della fede, della religiosità, nel patrimonio di valori e delle capacità che ci sono sul nostro territorio, a livello artigianale, professionale, imprenditoriale.
Come Chiesa locale vi inserite in “Matera - Capitale europea della cultura 2019” con un progetto regionale…
R. - E’ un progetto che è nato inizialmente come diocesano, poi ho insistito che venisse coinvolta tutta la Basilicata. Con i confratelli vescovi l’abbiamo chiamato “Tra radici e futuro” e poi, con il contributo della nostra arcidiocesi, siamo arrivati a “I Cammini”: un progetto-programma alla scoperta delle tracce di religiosità nel territorio di Matera e della Basilicata. Per esempio riscoprire le nostre cattedrali, i nostri santuari, i nostri musei, le nostre feste, ma anche i nostri tesori culturali che hanno bisogno di essere messi meglio in luce perché sono un patrimonio non indifferente. Questo progetto riguarda 110 appuntamenti: è stato il primo progetto presentato per Matera 2019 ed è stato subito approvato. Pensiamo che, su 450 appuntamenti, 110 sono i nostri: abbiamo una parte non indifferente ed è un contributo notevole che noi diamo a questo anno della cultura.
Cosa vi aspettate da Matera 2019?
R. - Che ci possa essere un rilancio per l’intero Sud. Dobbiamo uscire fuori da quel vittimismo, da quel piangersi addosso che a volte ha penalizzato la nostra vita, perché nel nostro Sud abbiamo avuto e continuiamo ad avere la mafia, la ‘ndrangheta, la Sacra Corona Unita e altro che ci ha penalizzato e continua fortemente a penalizzarci e a mortificarci. Matera vuole dare una spallata decisiva e definitiva perché ci possiamo rilanciare, non perché vogliamo essere assistiti ma perché vogliamo essere protagonisti.
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